mercoledì 1 ottobre 2008

Affondato il piano Bush, Wall Street terrorizzata

Affondato il piano Bush, Wall Street terrorizzata

di Martino Mazzonis

Liberazione del 30/09/2008

Costava più del New Deal ma non era il New Deal. Il presidente Bush era andato due volte in televisione a fare appello ai deputati americani, specie a quelli del suo partito, perché votassero il piano salva banche del segretario al Tesoro Paulson. Non è andata bene.
Servivano 218 voti favorevoli, ma i deputati che hanno votato «Yeah» sono 207. Dalle fila di entrambi i partiti sono volati i No, molto più da quelle del partito al potere.
Proprio ieri la Citibank ha acquistato la parte bancaria di Wachovia . La prima banca Usa, insomma, si è mangiata la sesta con il consenso del Tesoro. L'ennesima crisi bancaria aveva già dato un colpo alle Borse europee, la notizia della bocciatura del pacchetto Paulson ha fatto precipitare Wall street. Il Nasdaq è scivolato fino a -7per cento, mentre il Dow Jones è calato fino al 5. Poi c'è stato un lieve rialzo, succede sempre. Ma il crollo di ieri ha un solo precedente, l'11 settembre 2001.
Le elezioni si avvicinano per tutti, il piano di intervento negoziato tra le leadership dei due partiti e le autorità monetarie non era una via di uscita sicura dalla crisi finanziaria. E poi era in contraddizione con la vulgata repubblicana per cui è il mercato ad aggiustare ogni cosa. Come ha detto la deputata repubblicana Darrell Issa durante un dibattito teso e intenso: «Questa legge è come mettere una bara sopra alla bara di Ronald Reagan». Appunto. Altri parlano di «passaggio al socialismo». Ma anche molti democratici sono ostili ad un piano che vedono come un premio alle banche e a quei manager che hanno portato l'economia americana sull'orlo della catastrofe. E allora Nancy Pelosi ha il compito ingrato di convincere, far cambiare voto finché questo è aperto (è una cosa consentita). Nessuno dei due ha usato argomenti buoni. Neppure il presidente, che n mattinata aveva chiamato quelli che sperava essere dei fedelissimi contrari alla legge per far loro cambiare idea. Ora la Casa Bianca si dice «molto delusa» dallo stop della Camera: «Il Paese sta affrontando una crisi difficile che ha bisogno di essere gestita» ha detto un portavoce del presidente. Secondo fonti della Casa Bianca, il presidente sta per incontrare Paulson e un pool di economisti per individuare i prossimi passi da compiere e da sottoporre al Congresso.
Dalla notte scorsa in Asia, e poi da stamane sulle piazze europee, capiremo se la reazione degli investitori è di panico totale. In quel caso servirà più che qualche idea o un piano come quello negoziato lo scorso fine settimana. Rispetto all'idea iniziale, i democratici erano riusciti ad infilare dei possibili benefici per le asse dello Stato qualora i titoli spazzatura comprati dal Tesoro avessero generato profitti, limiti alle paghe per i manager, avevano diviso in tre porzioni il finanziamento ed introdotto una commissione di controllo, assente nella versione iniziale. Tra le altre cose erano previste anche forme di protezione per i proprietari di case colpiti da pignoramenti, che potrebbero arrivare fino a due milioni il prossimo anno: il governo avrebbe potuto rinegoziare i termini dei mutui per ridurre le pressioni sulle famiglie.
Non è detto che fossero misure adeguate ad aiutare davvero la middle class indebitata che affonda. Il testo di legge è lungo 101 pagine e la sostanza spesso si annida in particolari che nessuno, in una notte, ha avuto il tempo di studiare a fondo. Di qualsiasi cosa si trattasse, i deputati del Grand Old Party hanno deciso che per farsi rieleggere conveniva votare contro, tenere alta la bandiera del libero mercato abbinata ad un poco di retorica sui la cupidigia di Wall street. Una bella scommessa. Uno di loro, pronunciando il suo no, ha anche detto «Che dio ci aiuti». Alcuni hanno accusato Pelosi per il loro voto contrario: «Il suo discorso è stato partigiano, ha fatto cambiare idea a molti dei miei» ha detto il numero 3 repubblicano Putnam.
La scelta repubblicana è stata ferocemente attaccata dalla leadership democratica: «Mettono l'ideologia davanti agli interessi del Paese, si infuriano con Pelosi? Andiamo, quando il presidente della Fed Bernanke ha detto che la crisi è gravissima nessuno ha obiettato» ha detto Barney Frank, presidente della commissione credito, il negoziatore democratico sulla legge. Che succede adesso? La campagna presidenziale viene oscurata dalle notizie vere, ma tutti faranno di tutto per portare una legge al voto. Compresi Obama e McCain. L'idea di un salvataggio delle banche conquistava punti nei sondaggi e se le Borse torneranno a crollare, può darsi che i repubblicani in fuga da Bush cambino d'avviso. Cosa succederà e che idee salteranno fuori non è dato sapere.