mercoledì 1 ottobre 2008

Le banche coprono le vergogne

Le banche coprono le vergogne

di Roberto Tesi

Il Manifesto del 19/09/2008

Iniettati centinai di miliardi per cercare di non far precipitare la crsi. E in Gran Bretagna conclusa la fusione tra la Lloyd Tsb e la Hbso

Le maggiori banche centrali del mondo, con una mega-azione coordinata, hanno iniettato ieri nel sistema finanziario centinaia di miliardi di liquidità. Alla gigantesca operazione hanno partecipato la Fed, la Bce, la britannica Boe, le banche centrali di Svizzera, Giappone e Canada e Australia. Ma anche la banca centrale russa ha rifornito abbondantemente (per 50 miliardi di dollari) il sistema bancario, visto che la crisi finanziaria è arrivata anche a Mosca. Di più: a Pechino il governo, oltre a ridurre dopo parecchi anni il costo del denaro (con il rischi di far scivolare lo yuan), ha anche acquistato azioni di tre grandi banche attraverso la Chiana Investment Corp e ha «invitato» le grandi imprese a effettuare operazioni di buyback, cioè a acquistare azioni proprie per sostenere i corsi dei titoli e impedire nuovi scivoloni della borsa. La nuova immissione di denaro . I dati, probabilmente per difetto, indicano in 180 miliardi di dollari il complesso degli interventi della Fed; la Bce in varie forme ha messo a disposizione 40 miliardi; la banca centrale Svizzera 27 miliardi; la giapponese 60 miliardi, quella del Canada fino a 10 miliardi. L'immissione di liquidità è fatta in varie forme: prestiti overnigth - per «passare la nottata», come diceva il grande Edoardo - e prestiti per periodi più lunghi. Che sono i più appetibili per le banche. Un solo esempio: all'asta di rifinanziamento a 14 giorni, indetta ieri dalla Fed per aggiudicarsi i 5 miliardi offerti, sono pervenute richieste per 63,7 miliardi. Di queste 45,25 miliardi di dollari erano garantite da mutui. Ma i soldi sembrano non bastare: ieri il Tesoro Usa ha annunciato che raccoglierà sul mercato altri 100 miliardi di dollari da mettere a disposizione della Federal Reserve per i suoi interventi di stabilizzazione del sistema. Per salvare il salvabile le banche centrali stanno anche cercando di favorire fusioni tra banche un po' meno esposte (le banche commerciali) e banche sull'orlo della crisi, che sono quasi tutte banche d'affari. Ieri è stato confermata l'offerta di acquisto (anche se apparentemente è una fusione) di Hbos (la quarta banca britannica) da parte di Lloyds Tsb (quinta banca del Regno unito). Hbos (l'H sta per Halifax) è il maggiore operatore di mutui in Gran Bretagna (ha una quota del 20% di tutti i mutui concessi) è stata valutata 12,2 miliardi di sterline (pagati con azioni della Lloyd) e dalla fusione nascerà il primo gruppo bancario britannico. Altra banca d'affari messa male è la Morgan Stanley: smentita la trattativa per una acquisizione da parte di Citigroup, ieri si è rafforzata una doppia ipotesi. Secondo l'agenzia Bloomberg, il management della banca starebbe trattando la vendita del 49% del capitale alla China Investment Corporation. Il canale finanziario della Cnbc, invece, ha affermato che il «cavaliere bianco» della Morgan potrebbe essere la Wachovia, quarta banca Usa. Le voci che si rincorrono non fanno che confermare che la Morgan ha l'acqua alla gola. E i mercati ne sembrano convinti: non a caso anche ieri le azioni Morgan sono precipitate di un altro 10%. Ma la Morgan è in «buona» compagnia, visto che a precipitare sono anche le quotazioni di Goldman Sachs, altra mitica banca d'affari, molto vicina al partito democratico al quale in passato ha fornito consiglieri e ministri economici. Altra banca ufficialmente sul mercato - in cerca si un salvatore salvataggio - è la Washington Mutual (un istituto di credito paragonabile alle vecchie casse di risparmio italiane). Nonostante le gigantesche iniezioni di liquidità, le borse anche ieri hanno sbandato e il mercato è estremamente volatile. Le borse europee hanno chiuso in negativo con un calo nel finale dopo che per la maggior parte della giornata erano state in territorio positivo. A Londra l'indice Ftse ha ceduto lo 0,66%, dopo essere stata in rialzo di oltre l'1%. A Milano il Mibtel arretra dell'1,48%, sotto quota 20 mila. Unico segno positivo a Francoforte: Dax + 0,04%, mentre a Parigi il Cac 40 ha perso 1,06%. Da notare che a Londra i titoli della Hbos sono saliti di oltre il 30%, mentre quelli dell'acquirente Lloyds sono arretrati del 44%. Sulle «montagne russe» anche le borse di New York: a un paio di ore dalla chiusura il Dow Jones viaggiava in territorio positivo poco sopra la parità (dopo la discesa del 4.06% di mercoledì), così come lo S&P 500 e il tecnologico Nasdaq. A contribuire all'alta volatilità delle quotazioni Usa anche le nuovo notizie non positive sul fronte dell'economia reale: in agosto il superindice dell'economia che anticipa le tendenze del ciclo ha registrato una flessione dello 0,5% che segue quella dello 0,7% di luglio. I contraccolpi del rallentamento si avvertono soprattutto sull'occupazione: nell'ultima settimana le domanda iniziali sussidi sono salite a 455 mila. E il numero di chi seguita a ricevere riceve sussidi (per un massimo di sei mesi) perché non trova lavoro, seguita a crescere: la media delle ultime quattro settimane dei senza lavoro con sussidi è salita a 3,46 milioni, il top degli ultimi 5 anni.