sabato 11 giugno 2011

L'Europa verso l'Acqua Pubblica



Uno sguardo sulle diverse esperienze europee in tema di Acqua a pochi giorni dal Referendum nazionale

giovedì 2 giugno 2011

Rafah, riapre il valico Il nuovo Egitto toglie dall’isolamento la Striscia di Gaza

l’Unità 29.5.11
Rafah, riapre il valico Il nuovo Egitto toglie dall’isolamento la Striscia di Gaza
Rimosso il blocco anti Hamas dopo 4 anni, passano bus e ambulanze
Israele cauto L’embargo è rotto ma i traffici continuavano nei tunnel
La Striscia di Gaza torna a respirare con la riapertura da ieri a tempo pieno, sei giorni la settimana, del valico di Rafah che garantisce l'ingresso all'Egitto e, da là, al mondo intero. Esulta Hamas, protesta Israele
Virginia Lori

La Striscia di Gaza torna a respirare con la riapertura da ieri a tempo pieno, sei giorni la settimana, del valico di Rafah che garantisce l'ingresso all'Egitto e, da là, al mondo intero. In questa giornata di sollievo che è invece di preoccupazione per Israele che teme il crearsi di una «situazione problematica» Hamas ha voluto che tutto fosse in ordine impeccabile, organizzando fra l'altro quattro corsie separate di ingresso: per i malati; per gli studenti; per gli escursionisti; e infine per i cittadini stranieri.
Nella previsione di un «assalto» al terminal, i servizi di sicurezza avevano schierato forze capaci di contenere una folla di migliaia di persone. Ma all’apertura dei cancelli, alle nove di mattina, si contavano appena 350 passeggeri diretti verso il Sinai. Abituata a notizie negative, la popolazione della Striscia è rimasta incredula fino all'ultimo. A quanto pare, i transiti da Rafah aumenteranno però dai prossimi giorni. Già ieri comunque, ai cancelli il venditore ambulante di bevande calde si stropicciava le mani soddisfatto e lanciava sorrisi smaglianti ai clienti occasionali: i passeggeri in transito e le numerose troupes televisive. Da lui un tè o un caffè costano due shekel (meno di mezzo euro). Nei tempi magri delle aperture a singhiozzo di Rafah tornava a casa con un incasso giornaliero di 30 shekel. Ieri mattina i aveva già nelle tasche banconote per oltre 80 shekel. «Dopo quattro anni di sofferenze e di assedio, quello odierno è per noi un cambiamento importante» rileva il direttore generale del terminal palestinese di Rafah, Salameh Barake. «Finalmente l'Egitto è tornato ad assumere il suo ruolo di leaderhip verso Gaza». La gestione del valico, aggiunge, resta nelle mani dei palestinesi e degli egiziani. Contrariamente a quanto avveniva negli anni 2005-2007, «l'occupazione israeliana non ha più alcun controllo».
LA FINE DELL’EMBARGO
Nel contesto della soddisfazione generale, a Gaza resta peraltro l'interrogativo del ripristino del transito delle merci fra il Sinai e la Striscia, che resta in attesa di un accordo separato. Esso a quanto pare dipende dalla costituzione di un accordo per un governo transitorio palestinese di unità nazionale, che potrebbe essere varato fra una decina di giorni. Allora, secondo alcune indiscrezioni, gli uomini di Abu Mazen riassumeranno il controllo del valico di Rafah, assieme con gli osservatori internazionali.

Flottiglia per Gaza un anno dopo. Israele tra fuoco e acqua

il Fatto 1.6.11
Flottiglia per Gaza un anno dopo. Israele tra fuoco e acqua
Nuova sfida al governo Netanyahu: nel 2010 la strage in mare
Roberta Zunini

Con l’apertura permanente del valico di Rafah la striscia di Gaza non è più completamente isolata. Fatto irrilevante per i sostenitori della Flottila - di cui il pacifista Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza il 15 aprile, era uno degli animatori più attivi - il convoglio di navi che il 31 maggio dello scorso anno fu assalito dalle forze militari israeliane, mentre cercava di rompere l’assedio marittimo della Striscia. “Per noi non cambia nulla, rifaremo ciò che abbiamo fatto lo scorso anno, solo che questa volta ci sarà anche una nave italiana nel convoglio internazionale - spiega Francesco Giordano del coordinamento Flottilla italiana - che partirà dopo il 20 giugno da un porto italiano. Il fatto che gli egiziani abbiano aperto il confine terrestre di Rafah, non cancella l’ingiustizia perpetrata dallo Stato israeliano che costringe un milione e mezzo di persone a vivere in una prigione a cielo aperto”. Il blitz notturno dello scorso anno, condotto da agenti scelti israeliani, che dopo aver abbordato la nave turca Mavi Marnara, spararono, uccidendo 9 attivisti turchi, provocò reazioni negative anche da parte dei partner storici di Israele e la strategica alleanza tra Turchia e Israele ne uscì a pezzi.
A DISTANZA di un anno, il riavvicinamento è ancora in corso ma l’intransigenza israeliana non aiuta. La Turchia, attraverso il suo ministro degli eEsteri, Ahmet Davutoglu, ha fatto sapere che non potrà fermare le imbarcazioni. Israele ha colto l’occasione di questo tragico anniversario, annunciando che nulla cambia: non verrà tollerato alcun tentativo di varcare il confine marittimo di Gaza, anche se per raggiungerlo, la flottila non entrerà nelle acque nazionali israeliane. Il problema infatti è raggiungere la Striscia, indipendentemente dalla territorialità marittima. Israele sta tentando di bloccare a monte la partenza delle navi, per evitare un nuovo ricorso alla forza. Fiancheggiato su questo terreno dall’amministrazione Usa, il governo di Benyamin Netanyahu sta puntando in prima battuta sulla dissuasione diplomatica: lanciando appelli in ogni direzione affinchè la spedizione non trovi porti da cui prendere il largo. Se tuttavia questa strada non dovesse funzionare (l'iniziativa è gestita da organizzazioni private e gli Stati non sembrano nelle condizioni legali di poterla fermare), la carta della forza non viene esclusa neppure stavolta, anche se con correzioni di tiro rispetto al 2010.
LE AUTORITÀ israeliane temono in particolare l’Ihh: il sodalizio islamico-militante turco. I vertici politici e militari dello Stato ebraico ripetono in ogni modo d’essere decisi a presidiare. Le esercitazioni delle forze speciali della marina, riferiscono i media, sono già in corso.