lunedì 26 gennaio 2009

«Dal Molin, Prodi ha venduto Vicenza»

«Dal Molin, Prodi ha venduto Vicenza»
Corriere del Veneto - VICENZA - 2009-01-25 - pag: 10

La polemica L'ex segretario di Rifondazione contro Parisi sulla base americana. Replica Variati
Asproso (Verdi): sulla questione abbiamo pagato le divisioni del Pd

«Macché regia per eliminare la sinistra massimalista. Qui Prodi e il centrosinistra hanno chiaramente scambiato Vicenza per qualche altra partita sullo scacchiere internazionale, e hanno badato bene di non dirlo fino alla fine». Né il primo cittadino Achille Variati né la sinistra radicale vicentina condividono la tesi di Franco Giordano. Nel suo «Nessun Dio ci salverà», in uscita il 29 gennaio, l'ex segretario nazionale di Rifondazione Comunista ha attaccato l'ex ministro del Pd Arturo Parisi, accusandolo di aver prima chiesto di organizzare una mobilitazione a Vicenza per dire no alla base Usa e poi aver cambiato, insieme ai colleghi di governo, repentinamente idee sulla questione. Così repentinamente che Giordano legge il tutto come «mossa per eliminare la sinistra radicale che in quel momento godeva di forte popolarità». Ma i politici vicentini dei partiti coinvolti nella querelle non appoggiano la tesi dell'ex segretario di Rc. «Non credo che quello che dice Giordano sia vero perché presupporrebbe una regia – spiega Ciro Asproso, segretario cittadino dei Verdi - : io ho piuttosto avuto l'impressione che Parisi pagasse tutte le lacerazioni interne al Pd anche sul fronte Dal Molin, cambiando di volta in volta atteggiamento e passando dall'appoggio alla sinistra radicale per dire no alla base, fino all'allineamento del sì di Prodi. Questo non toglie le responsabilità di Parisi sulla vicenda che si traducono principalmente in una incapacità gestionale». Prende le distanze anche il sindaco Variati. «Voglio però prima chiarire che aspetto con una certa ansia che Prodi invecchi e scriva le sue memorie, come ormai fanno tutti – spiega il sindaco – perché sarò curioso di leggere quel libro e di vedere se ha avuto il coraggio di essere sincero almeno lì, dopo anni. Vicenza è stata scambiata con qualcosa d'altro, all'interno dello scacchiere internazionale: di questo sono certo. Che sia stata la sola paura dello spauracchio dell'anti-americanismo, non lo so. So che è stato così. Per la querelle Giordano-Parisi, io credo che faccia parte di quel teatrino che spesso riguarda la politica nazionale. Quello che fa più rabbia, però, è che questi, a quel tempo, come credo anche oggi, non sapevano nulla di Vicenza e nemmeno dove fosse collocato il Dal Molin. C'era gente a Roma che interveniva e non sapeva quello di cui stava parlando e purtroppo tutti i vicentini ricordano questo dettaglio».
S.M.D.

domenica 25 gennaio 2009

Israele vuole impunità per le stragi a Gaza: censurati i nomi dei comandanti militari

Liberazione 22.1.09
Il governo di Tel Aviv vuole così evitare inchieste e processi degli organismi internazionali
Israele vuole impunità per le stragi a Gaza: censurati i nomi dei comandanti militari
Reparti dell´esercito israeliano in azione nella Striscia di Gaza Reuters
di Sara Volandri

La decisione possiede senz'altro una sua logica spietata e chiude il cerchio (di sangue) di "piombo fuso", l'offensiva israeliana nella strscia di Gaza che ha provocato più di mille morti, in gran parte civili del tutto estranei al conflitto.
Come ha rivelato il quotidiano progressista israeliano Haaretz , i vertici dell'esercito hanno infatti deciso di censurare e non rivelare i nomi dei comandanti di battaglione coinvolti nell'operazione ‘Piombo fuso' per evitare eventuali procedimenti giudiziari a loro carico per crimini di guerra. Non sia mai che a un qualche tribunale internazionale (peraltro nessun istituto del genere è riconosciuto da Tel Aviv) venisse in mente di aprire un'inchiesta sui massacri dei palestinesi.
In tal senso, diverse organizzazioni tra cui le stesse Nazioni Unite hanno chiesto l'apertura di inchieste su casi specifici (come la scuola di Jabaliya o altre strutture dell'Onu dove hanno perso la vita decine di persone in seguito ai bombardamenti di Tsaahl).
Inoltre diversi organismi internazionali hanno fatto sapere che intendono indagare sull'uso di armi non convenzionali (come le micidiali armi al fosforo bianco bandite dalla Convenzione di Ginevra o gli ordigni di ultima gnerazione "dime"), sull'uso sproporzionato della forza militare e su violazioni di vario tipo contro la popolazione palestinese. L'International atomic energy agency (Iaea/Aiea), l'organismo dell'Onu che vigila sull'uso dell'energia nucleare, ha confermato di aver già cominciato una procedura per verificare se Israele abbia usato munizioni contenenti uranio impoverito nei 22 giorni di guerra nella Striscia di Gaza: «Investigheremo sulla questione nei limiti delle nostre prerogative», ha dichiarato la portavoce Melissa Fleming.
Una decisione che ha fatto perdere le staffe al governo di Tel Aviv, con il ministero degli Esteri che liquida l'intera faccenda tramite il portavoce Yigal Palmor come «povera propaganda». Non si capisce però se queste accuse di propaganda riguardino la volontà di indagare sui crimini commessi a Gaza o se siano volte a negare la natura stessa dei crimini. Nel primo caso si tratterebbe di una maldestro tentativo intralciare la scoperta della verità, nel secondo di una sgradevole bugia di guerra.

mercoledì 21 gennaio 2009

Messner torna alle battaglie ambientaliste. Contro una cava

Messner torna alle battaglie ambientaliste. Contro una cava
Roberto Rizzo
Corriere della Sera - NAZIONALE - 2009-01-21 num: - pag: 26

Bolzano Lo scalatore: scempio inutile, prendiamo la ghiaia dal tunnel del Brennero.

Il proprietario delle colline: dice fesserie
Per il business si compromette non solo la vista ma anche l'ambiente della regione Proteste

«Si deve impedire questo scempio. Ne va del paesaggio di una delle zone più belle dell'Alto Adige, la valle che collega Bolzano e Merano. Per una questione di business si rischia di compromettere non solo la vista ma anche l'ambiente della regione, a partire dal suo microclima perché sparirà un bosco sottoposto a tutela». Reinhold Messner, lo scalatore ed ex deputato verde, dopo anni torna a mettere la faccia per una battaglia ambientalista.
Sabato prossimo, alle 14, sarà alla testa di un corteo che promette di riunire almeno 5 mila persone, quasi la metà degli abitanti di Appiano, alle porte di Bolzano: «Ma l'augurio è che arrivi gente da tutta la valle ». Il business cui si riferisce Messner sono due colline, le Pillhof, che verranno sbriciolate e trasformate in una cava di ghiaia da 800 mila metri cubi che frutterà almeno 18 milioni di euro. Soldi che, in gran parte, finiranno nel bilancio dell'azienda, ramo movimento terra, del signor Joseph Mederle, imprenditore che, pezzo per pezzo, si è comprato le colline del paese.
«Un affarista senza scrupoli », è il giudizio dello scalatore ambientalista. «Messner dice fesserie», ribatte Mederle. «Uno sventramento inutile; con la realizzazione del tunnel del Brennero per l'Alta Velocità (inaugurato simbolicamente nell'aprile 2008, ndr), e invito il Governo a sbrigarsi nello stanziare i fondi necessari — afferma l'ex deputato —, ci sarà ghiaia a volontà per almeno 20 anni». «Non è vero — replica l'avversario —, dal Brennero arriverà ghiaia inutilizzabile. La cava di Appiano soddisferà il fabbisogno della zona per i prossimi 5-10 anni».
Le Pillhof non sono due colline qualsiasi, ma si trovano all'inizio della «Strada del vino», un percorso turistico tra i vigneti dove si producono il Kalterersee e il Gewurtztraminer, i vini più rinomati della zona, degna del film Sideways. Sbriciolarle, sostengono Messner e quelli della lista civica Appiano Alternativa, «significherebbe rovinare per sempre il paesaggio». E, siccome l'Alto Adige vive di turismo, più volte il presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder ha ripetuto la teoria Messner: «Dal Brennero avremo sassi e ghiaia per anni e anni».
Eppure, tra i banchi del consiglio comunale di Appiano si dice che proprio la Svp, il partito di Durnwalder che ha fatto dell'ambientalismo un cavallo di battaglia, non sia proprio sopra le parti, dato che l'imprenditore Mederle è considerato uno storico sostenitore della Südtiroler Volkspartei. «Tutto fatto in accordo con Comune e Provincia, c'è il mio impegno a rimboscare l'area quando la cava sarà esaurita», assicura Mederle. Il sindaco (Svp) di Appiano Franz Lintner non vuole parlare della cava. L'ex assessore all'Ambiente Thomas Frick (Svp), che ha seguito il progetto dall'inizio, dice che «è tutto a norma di legge». Pertanto: «Settimana prossima, tempo permettendo, inizieranno gli scavi », annuncia Mederle. Sabato, alle 14, Reinhold Messner cercherà di impedirlo.

domenica 18 gennaio 2009

«Armi vietate nella Striscia. Ci vuole un'inchiesta»

Liberazione 18.1.09
Marc Garlasco analista di Human Rights Whatch
«Armi vietate nella Striscia. Ci vuole un'inchiesta»
di Francesca Marretta

Gerusalemme. Marc Garlasco, analista militare dell'organizzazione internazionale per i diritti umani con sede in America ed Europa, Human Rights Whatch (Hrw) , si trova in Israele per indagare sulla legalitá dell'uso delle armi impiegate a Gaza. Ogni giorno si sposta dalla base dell'organizzazione al settimo piano di un palazzo in via Betzelel a Gerusalemme Ovest, all'autostrada 232, punto di osservazione al confine con Gaza dei bombardamenti israeliani.

Conferma che a Gaza sono usate armi al fosforo bianco?
Siamo assolutamente convinti che Israele le stia usando. Ho osservato personalmente i bombardamenti a due chilometri dal confine con Gaza per una settimana. Avevo chiara la visuale su Jabalya e le zone del nord. E ho visto usare dozzine di bombe al fosforo tirate con l'artiglieria. Il fosforo bianco ha una firma visiva unica e singolare. Si presenta sotto forma di una specie di medusa, con una grande testa bianca e tentacoli che vengono giù. Mi sono anche consultato con amici nell'esercito americano, che mi hanno confermato in base alle mie descrizioni, che non poteva essere altro che fosforo. A parte tutto da Gaza ci arrivano i numeri di serie delle parti di artiglieria rimasti sul terreno. Sono tracciabili: Made in Usa, abbiano anno e luogo di produzione, e abbiamo trovato ulteriori conferme.

L'uso di armi al fosforo in zone densamente popolare rende Israele responsabile di crimini di guerra?
L'uso di fosforo bianco in una realtá come quella di Gaza è certamente illegale, ma per parlare di crimini di guerra, dal punto di vista tecnico, deve essere provata l'intenzionalitá di colpire civili. Possiamo certamente parlare di violazione della Convenzione di Ginevra. Ma non possiamo fare ricerche sul campo perché il governo israeliano ci nega l'ingresso a Gaza. Io sono certo che sia usato il fosforo bianco, ma occorre produrre una documentazione che dimostri chi, dove, come e quando è stato colpito da questo tipo di armi. Che ci dica se il fosforo è stato usato per illuminare o per colpire. Questo lo possiamo accertare solo sul campo.

Quali sono le conseguenze dell'uso del fosforo sulle persone?
I medici di Gaza ci riferiscono di bruciature provocate da agenti chimici esattamente compatibili con quelle da fosforo bianco. Non sono un medico, ma le conseguenze a lungo termine dipendono dall'inalazione del fumo che provoca danni permanenti ai polmoni.

E quelle per l'ambiente in un posto come Gaza?
Dipende a che livello il fosforo si impregna nel terreno. Ma su qualunque superficie impattata si sviluppano incendi che non si spengono finché tutto il carburante si consuma. Poi rimane una specie di plastica rappresa. Per ogni colpo di artiglieria ci sono centosedici proiettli al fosforo.

Crede possibile che qualcuno finisca sul banco degli imputati per uso di armi illegali a Gaza?
Quando si parla di accertamento e pene per le responsabilità in guerra, in particolare per i militari, la casistica, è molto scarsa. In parte perché esistono scappatoie a livello di diritto internazionale, ma sopratutto per questioni politiche. Tuttavia alcuni risultati sono stati raggiunti. Ad esempio nel caso di operazioni militari condotte a Gaza in passato, come l'"operazione arcobaleno", alcuni dei comandanti ora hanno paura di andare all'estero per timore di essere arrestati su mandato di organismi internazionali.

Ma non sono i politici i responsabili, in ultima istanza?
Si, ma c'è anche la responsabilità di chi si trova in posizioni di comando negli eserciti. I militari sono responsabili di come vengono usate le armi.

Possono rifiutarsi di usare certi tipi di armi?
Certo. Rientra nei loro diritti. Ma nella realtá un rifiuto del genere gli rovina la carriera. La questione è stabilire se per un militare è più importante la carriera o rifiutarsi di commettere atti illeciti.

Ha parlato con responsabili dell'esercito israeliano sull'uso di queste armi?
Abbiamo avanzato numerose richieste al governo israeliano, ma finora non abbiamo avuto risposta positiva.

E come si giustificano di fronte ad un esperto in materia?
Cercano di creare una cortina di fumo. Non negano di usare il fosforo, sottolineano solo che tutte le armi che utilizzano sono legali. In ultima istanza incolpano di tutto Hamas. Io rispondo che il fatto che una parte víola il diritto internazionale non autorizza l'altra a fare altrettanto.

Sono state usate altre armi illegali oltre quelle al fosforo a Gaza?
Certo. Perché il problema riguarda anche come vengono usate quelle considerate legali. A Gaza sono state usate armi particolari, come le Gbu39 impiegate per distruggere i tunnel sotterranei: bombe piccole che penetrano nel terreno. Inoltre c'è il problema dell'uso dell'artiglieria in un'area così densamente popolata come quella di Gaza City. Si tratta di una flagrante violazione della Convenzione di Ginevra. Come dimostrano le cifre sui morti è impossibile evitare di colpire i civili.

Avete chiesto un'inchiesta internazionale per accertare responsabilità.
Si. Chiediamo che un organismo internazionale lavori a Gaza per accertare le violazioni di cui si sono rese responsabili le due parti in conflitto. Non è possibile che un'inchiesta sia svolta dagli Israeliani, né da Hamas. Stiamo lavorando sulla pressione combinata di Onu, Hrw e altre organizzazioni internazionali. Anche del Comitato internazionale della Croce rossa da dietro le quinte.

Crede che l'insediamento di Obama possa favorire un'inchiesta di questo tipo?
Non ho fiducia, ma ho speranza che possa accadere.

«Uccidere Gaza è un crimine contro l’umanità»

l'Unità 18.1.09
Intervista a Nawal El Saadawi
«Uccidere Gaza è un crimine contro l’umanità»
di Umberto De Giovannangeli

La scrittrice egiziana: «Il mondo deve imporre sanzioni allo Stato ebraico per il massacro. Le vittime civili non sono danni collaterali»

Sono indignata. Sconvolta. Furiosa. Hanno bombardato ospedali, scuole dell’Onu, colpito centri della Croce Rossa, ambulanze... Le loro bombe hanno ucciso centinaia di bambini, ferito e terrorizzato altre migliaia. Cosa altro deve accadere a Gaza perché il mondo cosiddetto libero, civile, democratico, si rivolti e agisca per porre fine ai crimini di guerra e contro l’umanità che Israele sta perpetrando contro una popolazione già pesantemente provata da mesi di assedio? Quale altro scempio di vite umane deve realizzarsi perché si applichino sanzioni contro uno Stato che agisce al di fuori e contro il diritto umanitario internazionale e la stessa Convenzione di Ginevra?».
L’indignazione. È il sentimento che tiene assieme le amare considerazioni di Nawal El Saadawi, l’autrice egiziana femminista più conosciuta e premiata. I suoi scritti sono tradotti in più di trenta lingue in tutto il mondo. Per le sue battaglie in difesa dei diritti delle donne e per la democrazia nel mondo araba, la scrittrice egiziana, 78 anni, compare su una lista di condannati a morte emanata da alcune organizzazioni integraliste.
«La mia idea di società - dice - è agli antipodi rispetto a quanto professato da gruppi fondamentalisti come Hamas, ma questo nulla toglie alla gravità inaudita di ciò che Israele sta facendo a Gaza. Israele sta punendo una popolazione per aver votato Hamas. Lo ha fatto prima affamandola con l’embargo e ora riducendo Gaza ad un ammasso di macerie».
Ciò che resta di Gaza. Così l’Unità ha titolato l’altro ieri la sua prima pagina, mostrando una umanità sofferente muoversi come fantasmi tra le macerie.
«Ciò che resta di Gaza. Io aggiungerei ciò che resta della coscienza di quel mondo che si vuole libero, democratico, rispettoso della dignità della persona. Ciò che resta di fronte al massacro di civili ordito da Israele a Gaza. Ciò che resta della credibilità di una comunità internazionale che non ha un sussulto di dignità imponendo a Israele la fine delle azioni criminali nella Striscia. Per molto meno in altre situazioni si sono imposte sanzioni a Stati che avevano violato la legalità internazionale. Con Israele no. Israele sembra godere di una sorta di impunità permanente. Siamo alla replica di quella odiosa politica dei due pesi e due misure che ha portato tanta acqua al mulino dei gruppi fondamentalisti nel mondo arabo. Ho perso ormai il conto delle risoluzioni Onu che Israele ha violato, senza mai, dico mai, subirne conseguenze».
Israele rivendica il suo diritto alla difesa.
«Un massacro di civili, le centinaia di bambini uccisi, e altre migliaia feriti o traumatizzati, una città ridotta a un cumulo di macerie, questo scempio di vite umane può dirsi esercizio di difesa? Il solo pensarlo è aberrante. Quei bambini uccisi, feriti, traumatizzati non sono un danno collaterale a un legittimo esercizio di difesa. Quei bambini sono l’essenza della guerra condotta da Israele a Gaza. Agendo in questo modo, peraltro, Israele accresce l’odio verso di sé nel mondo arabo, e non solo in esso. I corpi senza vita dei bambini palestinesi sono il manifesto per il reclutamento di un esercito di shahid (martiri) manovrato da personaggi, come Osama Bin Laden, che hanno sempre disprezzato la causa palestinese. L’arroganza della forza militare si ritorcerà contro Israele».
Come giudica l’atteggiamento tenuto dai leader arabi di fronte a questa drammatica crisi?
«Intriso di retorica e ambiguità. Come sempre. Ognuno gioca la sua partita sulla pelle dei palestinesi».
Il presidente eletto degli Usa, Barack Obama, ha promesso di porre la questione israelo-palestinese al primo punto della sua agenda internazionale.
«Ho fiducia in Obama. Lui parla di Muri da abbattere, di speranze da realizzare. Parta da Gaza per dimostrare che l’America ha davvero deciso di voltar pagina».