domenica 31 agosto 2008

Consiglio di Stato, sì alla base.Vicenza: «Ora, referendum»

Consiglio di Stato, sì alla base.Vicenza: «Ora, referendum»

Maurizio Mequio

Liberazione del 28/08/2008


Non c'è pace a Vicenza. La IV sezione del Consiglio di Stato ha ribadito il suo "Sì Dal Molin", respingendo il ricorso presentato dalla Codacons per la revoca dell'ordinanza del 29 luglio scorso. «Non è sufficiente la dimostrazione di un danno grave ma è necessaria la sussistenza di elementi di fondatezza in diritto della istanza stessa; la necessaria presenza di tali elementi nella fattispecie è stata già vagliata ed esclusa», così i giudici hanno ribadito il via libera alla realizzazione del raddoppio della base americana sul territorio veneto.
Non si arrende l'associazione dei consumatori, ma soprattutto non lo fa la cittadinanza.
Carlo Rienzi, presidente della Codacons, si dichiara moderatamente soddisfatto: «Nonostante tutto sono emerse due cose positive: è stato precisato che la sentenza del Consiglio di Stato non è vincolante per il Tar del Veneto, che il prossimo 8 ottobre sarà libero di emettere una decisione finale in merito. Potrebbe anche annullare le autorizzazioni concesse e disporre il blocco per la costruzione della base. Poi è stata rettificata parte della precedente ordinanza. E' stato detto che la consultazione popolare non è vietata, ma prevista dalle leggi europee». Gli abitanti di Vicenza puntano tutto sul referendum del prossimo 5 ottobre: «L'importante è che prima della consultazione non venga toccato un filo d'erba - afferma Marco Palma del comitato No Dal Molin -. Non deve muoversi nemmeno una ruspa. E' una questione di diritto e di rispetto nei confronti di tutti i cittadini. Il sindaco ci ha assicurato che farà il massimo affinché le date del 5 e dell'8 saranno rispettate dagli americani. Se i cantieri aprissero prima, la prenderemmo come una dichiarazione di guerra, calerebbe il gelo e si solleverebbe una grave questione di dignità politica». Gli americani avrebbero annunciato come imminente l'inizio di alcuni lavori: «Verranno buttati giù degli edifici storici che potevano essere recuperati per fini sociali. Si sta cercando di minare il significato del referendum. Dal 3 al 14 settembre si svolgerà la seconda edizione del No Dal Molin Festival, sarà l'avvio della campagna referendaria. Da una parte concerti, spettacoli e conferenze per continuare il nostro lavoro di sensibilizzazione e allargare il confronto, dall'altra la certezza di essere sempre pronti ad intervenire. Pacificamente, ma con la forza di tutte le diverse voci che caratterizzano il nostro movimento». Emilio Franzina, consigliere provinciale del Prc, definisce «assurda» la storia della base: «Alla radice di tutto c'è una decisione presa a voce dal vecchio governo Berlusconi, poi confermata sempre a voce dal governo di Romano Prodi. Si fa riferimento al trattato del 1954 che prevedeva 8 basi americane in Italia e nessuno dice che questa in realtà sarebbe la nona. Non si può credere che sia un semplice ampliamento. L'informazione, soprattutto quella locale, ha falsificato la realtà». Sul problema ambientale: «Sono nei pressi del centro idrico che dà acqua ai 700mila abitanti della provincia. L'ok ai lavori comporterebbe un aumento dei consumi pari al 30%. E' ovvio che i militari non ne farebbero un uso "casalingo". Che succederà quando tutti ci chiederemo: "cosa sta capitando all'acqua che beviamo?"». E sugli appuntamenti di ottobre: «Credo ancora che la maggioranza della popolazione sia contraria alla base, ma avverto una situazione meno favorevole rispetto a prima. L'opposizione è e resta popolare. Occorrerà riprenderci i voti della Lega». Altra storia quella americana: «A loro - conclude Franzina - non conviene aspettare. Ascoltare il parere della gente li può far trovare male».
Imperterriti, gli Usa, avrebbero già consegnato la zona di demanio militare alle cooperative appaltatrici dei lavori...

giovedì 28 agosto 2008

Vejo, discariche e fogne abusive. Dov'è il parco?

Vejo, discariche e fogne abusive. Dov'è il parco?
Bruno Burretta
Il Tempo 27/8/2008

Degrado Le zone più trascurate a Formelle Campagnano e Sacrofano

Mentre l'ente Parco dì Vejo tenta con scarsi risultati di promuovere le bellezze artistiche e paesaggistiche del suo territorio, porzioni dell'area protetta fanno i conti quotidianamente con ogni forma di abusivismo. Tralasciando, almeno per ora, quello edilizio, vale la pena di parlare delle montagne di rifiuti a cielo aperto, delle fogne che scaricano direttamente nei fossi, delle vecchie condotte idriche in amianto e del proliferare di antenne e ripetitori.
Protagonisti di questa vicenda sono i Comuni che fanno parte della Comunità del Parco di Vejo, e in particolare Formello, Sacrofano e Campagnano, che con l'Ente dividono gran parte del loro territorio. La Valle del Sorbo, tanto per fare un esempio, solcata dal torrente Cremerà e meta di turismo, o meglio, ciclo-turismo, sia per la presenza del santuario della Madonna del Sorbo sia per il suggestivo corso del fiumiciattolo, agli scarichi abusivi nel fiume e alla dispersione dei pozzi neri ormai ci ha fatto il callo.
Spessi duroni deve invece avere Il castagneto, area a nord di Formello all'interno del Parco utilizzata da anni come discarica a cielo aperto per ogni tipo di rifiuti. Calcinacci, frigoriferi, materassi e materiali plastici invadono da anni il suggestivo boschetto di castagni. Finché ieri, grazie alla denuncia, nei giorni scorsi, dell'Osservatorio sociale, del caso si è interessato l'assessore
all'Ambiente della Regione Filiberto Zaratti, che ha così commentato: «La presenza di rifiuti in località "II Castagneto" sembra che stia alterando la conformazione del terreno mettendo in grave pericolo il bosco di castagni. Situazione intollerabile - tanto che -ho chiesto la verifica e l'adozione delle misure più opportune volte al ripristino e al risanamento di un'adeguata condizione ambientale della zona in oggetto al Nucleo Operativo Ecologico di Roma, al Corpo Forestale dello Stato e al Parco di Veto e che si proceda, ecc, ecc». E di queste situazioni, più o meno visibili, ce ne sono a josa. Come quella dell'acquedotto Camuccini, invisibile ai più, ma non ai tecnici dell'Arsial, che sono costretti ad intervenire sulle perdite sotterranee dissotterrando e sotterrando nuovamente i suoi vecchi tubi in eternit. Come è successo qualche giorno fa, quando un centinaio di famiglie si sono ritrovate senz'acqua per due giorni. Ma forse è meglio così, visto che quell'acqua scorre in tubazioni di amianto.
E non è rutto, perché nel Parco di Vejo il pericolo inquinamento viene anche dall'alto, dalle onde elettromagnetiche sprigionate dalle antenne di telefonia mobile, come quella che si trova in via della Salita del Monte Aguzo, a Formello. «Ripetitore - come suggerisce l'anonimo cittadino Robin Hood di Formello - dotato di due gruppi elettrogeni che sviluppano energia elettrica pari a kw 300, alla portata di rutti, accompagnati da due cisterne di gasolio da 3000 litri, senza nessuna normativa di antincendio, estintori, sabbiere, o tute ignifughe».
Vejo, dunque, si presenta come un'area protetta che ha bisogno, più che mai, di protezione. Un monitoraggio che a quanto pare né i Comuni della comunità, né l'ente Parco, sono in grado di mettere in atto. Anzi, agli sfortunati pro-prietari di terreni all'interno del Parco, a questo punto ci viene il dubbio se suggerire loro o meno di richiedere l'autorizzazione a installare un ripetitore. A quanto pare è più facile piantare un'antenna che girasoli.