mercoledì 1 ottobre 2008

I banchieri canaglia

I banchieri canaglia

di Carlo Leone Del Bello

Il Manifesto del 18/09/2008

La Federal reserve Usa «salva» il colosso assicurativo Aig, nazionalizzandolo per due anni e pretendendo interessi usurari. Ma la crisi del credito si espande in Europa: in Gran Bretagna è in difficoltà Hbos, il maggior erogatore di mutui. Altre banche sono sull'orlo del fallimento, il mercato immobiliare peggiora e l'economia reale rallenta. Per le borse una nuova giornata di perdite

Sembra proprio che il mondo della finanza si sia assuefatto ai salvataggi. La Federal Reserve annuncia che non lascerà fallire la Aig, di fatto nazionalizzandola «a tempo determinato» e i mercati continuano ad agire in preda al panico più totale, forse per la consapevolezza della estrema gravità della crisi. Le misure - senza precedenti - adottate dalla banca centrale Usa per non far crollare il colosso assicurativo American international group sono semplici quanto brutali. Ottantacinque miliardi di dollari in prestito per due anni, a interessi punitivi (Libor più 850 punti base, ovvero 11,5%) da parte della Fed di New York. In cambio, il governo degli Stati uniti assumerà il controllo della società, con il 79,9% delle azioni. Il piano assomiglia assolutamente a una sorta di fallimento controllato, senza che la società - che assicura fino a 440 miliardi in credit default swaps , oltre ad aver sottoscritto polizze-vita a centinaia di migliaia di americani debba veramente portare i libri in tribunale, con tutto quel che ne sarebbe conseguito a livello di immaginario collettivo. Effettivamente, suggeriscono numerosi analisti, l'unico modo che la società ha per riparare il debito è liquidare una buona parte delle attività, di fatto ridimensionandosi in modo notevole, pur continuando a esercitare la sua importante funzione. Il motivo del «salvataggio» lo spiega la stessa Fed nel comunicato diramato ieri notte: un fallimento «disordinato» di Aig avrebbe portato a una «riduzione della ricchezza delle famiglie». Anche questa volta la banca centrale americana non ricorrerà alla stampa di cartamoneta per soccorrere le banche. Il credito con Aig verrà iscritto nell'attivo e verrà compensato con la vendita dello stesso ammontare di titoli del Tesoro in portafoglio. Tale tecnica, che prende il nome di «sterilizzazione», ha però più volte fatto sorgere la preoccupazione per l'eventualità che i titoli nell'attivo della Fed possano finire, o quantomeno scendere sotto una soglia che non lasci più libertà di manovra. Ecco quindi che il governo Usa giunge prontamente in soccorso, annunciando ieri un'asta con la quale collocherà sul mercato 40 miliardi di bond, che consegnerà alla Fed. La quale, iscrivendo questa somma nel passivo, potrà aumentare l'attivo dello stesso ammontare, concedendo nuovi prestiti al sistema bancario in difficoltà. Una laboriosa partita di giro che significa una cosa sola: nuovi soldi pubblici per salvare le banche. Tale fantasiosa manovra era stata proposta in aprile, proprio nell'eventualità che la Fed stesse per finire le sue «cartucce» di titoli di Stato e non potesse più procedere con la sterilizzazione. Intanto nessun segno di sollievo viene dalla causa di tutti i mali della finanza Usa: il mercato immobiliare. I permessi per la costruzione di nuove case, sono scesi al tasso annualizzato dell'8,9% in agosto. Oltre il 36% in meno rispetto a un anno fa. Anche gli inizi di nuovi cantieri non lasciano di certo presagire un nuovo boom immobiliare: 33% in meno rispetto ad agosto 2007 e -6,2% su luglio. Con l'attuale sovrabbondanza di case invendute in tutto il paese, questi dati sono tutto meno che sorprendenti. Anche nel Regno unito le cose non vanno di certo bene. Lì il crack del mercato immobiliare ha colpito duro, e le insolvenze sui mutui hanno provocato ingenti danni al sistema bancario. Dopo il fallimento e la nazionalizzazione di Northern Rock, è ora un'altra banca ad essere in difficoltà, la Halifax-Bank of Scotland (Hbos). Halifax è il maggiore erogatore di mutui britannico. Dopo che martedì era crollata in borsa del 22%, sulle voci di un possibile problema di liquidità, è giunta ieri la notizia della possibile unione con la banca Lloyd's. Le trattative sarebbero già in fase avanzata, sotto la supervisione del primo ministro Gordon Brown, che eviterebbe volentieri una nuova nazionalizzazione. Per favorire l'unione, il governo sarebbe disposto anche a scavalcare le obiezioni della autorità antitrust, in nome della «stabilità del sistema finanziario». L'unione fra le due banche infatti farebbe nascere un gigante finanziario di non poco conto. A Wall Street intanto sembra che non passi giorno senza che una nuova istituzione finanziaria sembri sull'orlo del fallimento. Ieri è toccato a Morgan Stanley e Goldman Sachs, le ultime due banche d'affari rimaste indipendenti. Nonostante i due colossi - ben più grandi e importanti di Lehman Brothers - abbiano comunque riportato profitti positivi nel terzo trimestre, sebbene molto ridimensionati rispetto ai loro standard, sono ieri crollati in borsa. A essere in crisi è tutto il modello dell' investment banking , che si indebita a breve e impiega i capitali a lungo termine. Proprio il costo dell'indebitamento oggi è a livelli inauditi. Il Libor overnight , a brevissimo termine, ha raggiunto il 6,6% martedì per scendere al 5% ieri. Il tasso interbancario a tre mesi ieri ha superato ieri il 3,36% (il tasso base della Fed è al 2%). Questo è il credit crunch . Non è un mistero quindi se il credit default swap, ovvero il costo per assicurarsi contro il rischio di insolvenza di Morgan Stanley, abbia ormai raggiunto il livello dei Cds di Lehman proprio prima del fallimento. Giornata di dolore, ovviamente, sui mercati finanziari. In Italia il Mibtel ha chiuso a -2,2%, e anche tutte le altre borse europee hanno subito perdite intorno al 2%. Malissimo anche Wall Street, dove l'indice S&P 500 è arrivato a perdere oltre il 4,2% nel corso della seduta. A un'ora dalla fine, il Dow Jones perdeva il 2%, il Nasdaq il 2,64% e lo S&P 500 il 2,22%.