Israele, l'outsourcing del tessile mette in crisi migliaia di donne arabe
Daniela Bernaschi
Liberazione del 10/10/2008
I lavoratori ne hanno abbastanza del lassismo e dell'inesistente regolamentazione dei mercati finanziari, che portano beneficio e ricchezza a un ristretto gruppo di persone, mentre i loro salari ristagnano. Il nostro obiettivo è quello di rendere questa giornata un vero e proprio "catalizzatore per il cambiamento". Un giorno in cui i lavoratori di tutto il mondo , con voce unita, protestano contro i risultati di più di due decenni di deregolamentazione: crescente insicurezza, enorme disuguaglianza e un continuo anteporre i profitti ai diritti umani fondamentali». Guy Ryder, segretario generale Ituc (International Trade Union Confederation ), sceglie queste parole per inaugurare la "Giornata mondiale per il lavoro dignitoso", celebrata lo scorso 7 ottobre in più di 100 paesi.
Una giornata " catalizzatrice" di proteste, rivendicazioni e che ha fornito a molti lavoratori la possibilità di raccontarsi . E' quanto hanno fatto le lavoratrici arabe impiegate nelle industrie tessili in Galilea (Israele), sostenute e rappresentate dall'organizzazione indipendente " Sawt el-Amel/ The laborer's Voice". Fondata nel 2000 a Nazareth, da lavoratori arabi palestinesi , Sawt el-Amel ha l'obiettivo di difendere e promuovere i diritti dei cittadini arabi di Israele, compreso il diritto ad avere un lavoro dignitoso e condizioni di sicurezza sociale.
Nel corso del decennio passato, più di 30.000 lavoratori del settore tessile israeliano, in maggioranza donne arabe, hanno perso il loro posto di lavoro . Nella prima metà del 2008, 850 dipendenti sono stati licenziati a causa della continua esternalizzazione (outsourcing) della produzione tessile, motivata anche dalla caduta del tasso di cambio sheqel israeliano-dollaro. Ad oggi, l'industria tessile israeliana impiega circa 16.000 lavoratori.
L' esternalizzazione della produzione tessile nei vicini paesi arabi, va ad alimentare il circolo vizioso della disoccupazione, della manodopera a basso costo e della povertà. Migliaia di donne arabe che vivono in Galilea, regione a nord di Israele, prevalentemente abitata da arabi palestinesi, assistono alla chiusura delle fabbriche tessili israeliane che trasferiscono i loro impianti e attrezzature in Giordania , nelle "zone industriali qualificate (QIZs)". Quest'ultime, nate dall'accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Giordania ( successivamente anche l'Egitto aderì a tale accordo), forniscono manodopera a basso costo, facilitazioni fiscali ed i beni, ivi prodotti, posso accedere al mercato USA senza essere gravati da dazi.
Di conseguenza, l'industria tessile israeliana è in gran parte outsourcing, lasciando così la forza lavoro locale - prevalentemente araba e le nuove donne immigrate - disoccupata, e in molti casi anche senza protezione sociale, come indennità di licenziamento e di assicurazione pensionistica.
Nel 2008, gli attivisti di Sawt El Amel hanno iniziato una campagna tra i lavoratori del settore tessile, compresa la distribuzione di opuscoli informativi all'interno delle fabbriche, affinché le lavoratrici possano prendere coscienza dei loro diritti, collaborare tra loro uscendo finalmente dall'isolamento e arginando il fattore paura.
Daniela Bernaschi
Liberazione del 10/10/2008
I lavoratori ne hanno abbastanza del lassismo e dell'inesistente regolamentazione dei mercati finanziari, che portano beneficio e ricchezza a un ristretto gruppo di persone, mentre i loro salari ristagnano. Il nostro obiettivo è quello di rendere questa giornata un vero e proprio "catalizzatore per il cambiamento". Un giorno in cui i lavoratori di tutto il mondo , con voce unita, protestano contro i risultati di più di due decenni di deregolamentazione: crescente insicurezza, enorme disuguaglianza e un continuo anteporre i profitti ai diritti umani fondamentali». Guy Ryder, segretario generale Ituc (International Trade Union Confederation ), sceglie queste parole per inaugurare la "Giornata mondiale per il lavoro dignitoso", celebrata lo scorso 7 ottobre in più di 100 paesi.
Una giornata " catalizzatrice" di proteste, rivendicazioni e che ha fornito a molti lavoratori la possibilità di raccontarsi . E' quanto hanno fatto le lavoratrici arabe impiegate nelle industrie tessili in Galilea (Israele), sostenute e rappresentate dall'organizzazione indipendente " Sawt el-Amel/ The laborer's Voice". Fondata nel 2000 a Nazareth, da lavoratori arabi palestinesi , Sawt el-Amel ha l'obiettivo di difendere e promuovere i diritti dei cittadini arabi di Israele, compreso il diritto ad avere un lavoro dignitoso e condizioni di sicurezza sociale.
Nel corso del decennio passato, più di 30.000 lavoratori del settore tessile israeliano, in maggioranza donne arabe, hanno perso il loro posto di lavoro . Nella prima metà del 2008, 850 dipendenti sono stati licenziati a causa della continua esternalizzazione (outsourcing) della produzione tessile, motivata anche dalla caduta del tasso di cambio sheqel israeliano-dollaro. Ad oggi, l'industria tessile israeliana impiega circa 16.000 lavoratori.
L' esternalizzazione della produzione tessile nei vicini paesi arabi, va ad alimentare il circolo vizioso della disoccupazione, della manodopera a basso costo e della povertà. Migliaia di donne arabe che vivono in Galilea, regione a nord di Israele, prevalentemente abitata da arabi palestinesi, assistono alla chiusura delle fabbriche tessili israeliane che trasferiscono i loro impianti e attrezzature in Giordania , nelle "zone industriali qualificate (QIZs)". Quest'ultime, nate dall'accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Giordania ( successivamente anche l'Egitto aderì a tale accordo), forniscono manodopera a basso costo, facilitazioni fiscali ed i beni, ivi prodotti, posso accedere al mercato USA senza essere gravati da dazi.
Di conseguenza, l'industria tessile israeliana è in gran parte outsourcing, lasciando così la forza lavoro locale - prevalentemente araba e le nuove donne immigrate - disoccupata, e in molti casi anche senza protezione sociale, come indennità di licenziamento e di assicurazione pensionistica.
Nel 2008, gli attivisti di Sawt El Amel hanno iniziato una campagna tra i lavoratori del settore tessile, compresa la distribuzione di opuscoli informativi all'interno delle fabbriche, affinché le lavoratrici possano prendere coscienza dei loro diritti, collaborare tra loro uscendo finalmente dall'isolamento e arginando il fattore paura.