martedì 30 settembre 2008

«Paghiamo la politica senza morale della Casa Bianca»

l’Unità 30.9.08
Giacomo Vaciago. Una crisi peggiore del ’29, ma solo finanziaria
«Paghiamo la politica senza morale della Casa Bianca»
di Luigina Venturelli

«In campagna elettorale tutti giocano contro, in tutti i paesi del mondo. Come poteva Bush illudersi, ad un mese dal voto, di far votare un simile piano ad un Congresso a maggioranza democratica? Dov’era un anno fa?». Giacomo Vaciago, professore di Economia Politica all’Università cattolica di Milano, non si stupisce della bocciatura del piano Paulson.
È una crisi annunciata?
«La più annunciata che abbia mai visto. La Banca dei Regolamenti Internazionali aveva lanciato il primo avvertimento già nel 2004, preoccupata dall’amore per il rischio che animava i mercati finanziari internazionali, di solito popolati da gente geneticamente avversa al rischio. Le banche prestavano soldi ai peggior pagatori, a gente come Callisto Tanzi di Parmalat, pur sapendo che non sarebbero rientrati del credito».
Perchè questa mutazione genetica dei mercati?
«Perchè per Bush e Greenspan era la politica più facile: quando si espandeva un problema, si espandeva pure la moneta e si stampavano nuovi dollari. Ma non poteva durare per sempre».
Dunque, c’è una precisa responsabilità della amministrazione Bush.
«Con Bush si è diffusa una politica economica amorale: l’importante è fare soldi, e va bene comunque il modo in cui si fanno. Così siamo arrivati a questo punto. Ormai il gioco è prevedere quale sarà la prossima banca a fallire».
Si fanno spesso paragoni con il crollo delle Borse del 1929.
«Questa crisi finanziaria è più grave di quella del 1929, perchè è globale, non riguarda solo gli Stati Uniti e un pezzo d’Europa, ma anche l’Asia. Il miracolo è che l’industria tiene: quest’enorme piramide finanziaria sta cadendo da sola perchè non era al servizio dell’economia reale, era panna montata: vendeva il bidone e il controbidone, il titolo rischioso e l’assicurazione per coprirsi dal rischio. Le grandi fortune che si sono accumulate in questi anni sono state generate da inutili scatole di cartone, non c’era vera produzione di benessere. Per questo le società finanziarie tenderanno a scomparire senza provocare i disastri del 1929».
Nel frattempo continueranno i piani di salvataggio pubblici?
«I governi si stanno comportando nel peggior modo possibile. Invece di risolvere i problemi, fanno da amplificatori. Urlano alla crisi e spaventano i cittadini che poi abbandonano a se stessi. Salvano oppure no a seconda dei giorni, senza regole».
E il piano da 700 miliardi di dollari bocciato ieri?
«A Washington si sono dimenticati che l’economia è globale, che da soli ormai non fanno che guai. Un simile piano non ha senso se non è concordato a livello internazionale con le altre autorità economiche e finanziarie. È da marzo che si parla del piano Paulson, ma Bush l’ha presentato solo adesso, lasciandolo in ostaggio della campagna elettorale. Il Congresso è a maggioranza democratica e avrà pensato: mese più mese meno, diamo botte a Bush. Magari ce lo ritroviamo più avanti a firma Obama o Mc Cain».
E in Italia che cosa succederà?
«Gli italiani hanno un capitalismo familiare che li rende mediamente più attenti, perchè le aziende prima o poi finiscono ai figli. Invece il capitalismo americano è senza figli, se deve dare un bidone può darlo al creditore. Per questo hanno inventato le authority che possono mandare in galera chi non rispetta le regole».