domenica 29 giugno 2008

Scambio di dati personali, Stati Uniti ed Europa a un passo dall’accordo

l’Unità 29.6.08
Scambio di dati personali, Stati Uniti ed Europa a un passo dall’accordo
Secondo il New York Times l’intesa consentirebbe a polizie e agenzie di intelligence di ottenere informazioni su viaggi, spese con carte di credito e ricerche sul web

FRA PRIVACY e sicurezza vince la sicurezza. Fra regole Ue e regole Usa, vincono gli Usa. Dopo 7 anni di discussioni, da quel 2001 che ha visto l’America scoprirsi vulnerabile sarebbe vicino, secondo il New York Times, un accordo che consentirà alle polizie e alle agenzie di intelligence europee e statunitensi di scambiarsi informazioni private su persone che vivono di qua e di là dell’oceano. Spese con carte di credito, viaggi, perfino le ricerche effettuate sul web: un Grande Fratello che attraversa l’Atlantico.
Il giornale newyorchese ha ottenuto una bozza dell’intesa che, una volta approvata, segnerà un successo diplomatico per i servizi antiterrorismo americani che si sono spesso scontrati con le norme europee più restrittive sull’uso dei dati personali dei cittadini.
Secondo il quotidiano è dal febbraio 2007 che le parti stanno negoziando e hanno già raggiunto un consenso di massima su 12 temi centrali dell’accordo internazionale «a carattere vincolante». L’amministrazione Usa preferirebbe chiudere prima della fine del mandato del presidente George W. Bush il prossimo gennaio, mentre da parte europea si preferirebbe attendere il 2009 e la conclusione del processo di ratifica del Trattato di Lisbona, che d’altro canto sta incontrando nuove difficoltà dopo il no degli elettori irlandesi nel referendum di due settimane fa. Restano comunque aperte alcune importanti questioni: tra queste la possibilità per i cittadini Ue di far causa al governo degli Stati Uniti per l’uso dei propri dati personali, una eventualità al momento esclusa dalla legislazione americana per i cittadini stranieri ma che potrebbe garantire una più facile accettazione di norme tanto distanti da quelle comunitarie.
La bozza di negoziato è scaturita da due conflitti transatlantici dopo le stragi dell’11 settembre: la polemica sulla richiesta americana di dati sui passeggeri partiti da scali europei e in rotta per gli Usa e quella sul consorzio bancario Swift che segue le tracce dei trasferimenti bancari internazionali. In entrambi i casi gli americani volevano avere accesso ai dati per indagare su potenziali attività in odore di terrorismo: molti paesi europei avevano obiettato adducendo come ragione del no la violazione delle norme nazionali sulla privacy.
Il nuovo testo è stato elaborato dai ministeri della Sicurezza Interna, della Giustizia e dal Dipartimento di Stato americano con le rispettive controparti europee.
Ue e Usa, ha detto al New York Times Stewart A. Baker, vice segretario di stato per la sicurezza interna, stanno cercando di evitare future controversie «trovando un terreno comune sulla privacy e concordando sul fatto che non si possono imporre obblighi conflittuali alle società private». Le indiscrezioni sull’accordo hanno provocato un’alzata di scudi tra gli attivisti per i diritti del cittadino nel timore che le norme a tutela della privacy possano facilmente essere aggirate.
Nell’accordo si afferma ad esempio che un governo non può usare informazioni che rivelino razza, religione, opinioni politiche, salute o vita sessuale «a meno che la legislazione nazionale non preveda appropriate salvaguardie».
La bozza però non precisa cosa venga considerata un’ “appropriata salvaguardia”, suggerendo che ogni governo decida da solo se sta rispettando questa regola.