giovedì 26 giugno 2008

Il «grande orecchio» di Sigonella

Il «grande orecchio» di Sigonella

di Manlio Dinucci
Il Manifesto del 22/06/2008

Quattro stazioni terrestri in tutto il mondo per permettere alla marina Usa di comunicare. Il ministro della Difesa australiano: a luglio via ai lavori. Anche in Sicilia

Mentre il Tar del Veneto blocca il raddoppio della base Usa di Vicenza a causa anche del suo impatto ambientale (nonché per la mancanza di un accordo documentato e per il mancato coinvolgimento della popolazione da parte del governo Prodi), un progetto ancora più pericoloso si sta realizzando a Sigonella nel più assoluto segreto. Esso riguarda l'installazione di una delle stazioni terrestri del Muos (Mobile User Objective System), il nuovo sistema di comunicazioni della marina statunitense. Il Muos, formato da una costellazione di quattro satelliti geosincroni più uno di riserva, permetterà di collegare, con comunicazioni radio, video e trasmissione dati ad altissima frequenza, le portaerei e altre unità di superficie, i sottomarini, i cacciabombardieri, i missili balistici e da crociera, gli aerei senza pilota, i centri di intelligence, in qualsiasi parte del mondo si trovino, e di collegare le forze navali a quelle aeree e terrestri. Le stazioni terrestri del Muos saranno in tutto quattro: due in territorio statunitense, a Norfolk (Virginia) e nelle Hawaii, una in Australia e una in Sicilia, nella base aeronavale Usa di Sigonella in Sicilia, a due passi da Catania. Lo ha comunicato lo Spawar (Space and Naval Warfare Systems Command), il comando di San Diego responsabile del Muos.
A che punto sia il progetto lo apprendiamo non dal governo italiano, ma da quello australiano. Il ministro della Difesa Joel Fitzgibbon ha infatti annunciato l'altro ieri che i lavori per la stazione australiana del Muos, situata a Geraldton nella parte occidentale del paese, inizieranno il prossimo luglio o al massimo ad agosto. La stazione sarà costituita da tre edifici con sofisticate attrezzature elettroniche, tre grandi parabole satellitari (18 metri di diametro) e altre due antenne. Ciò significa che contemporaneamente inizieranno anche i lavori per la costruzione della stazione Muos di Sigonella, finanziata dal Pentagono nel 2007 con 13 milioni di dollari. Quando tra il 2009 e il 2011 saranno lanciati i satelliti Muos, le quattro stazioni terrestri dovranno già essere operative.
Non si sa quando e come il governo italiano abbia autorizzato lo Spawar a installare la stazione terrestre a Sigonella, nella base già candidata ad ospitare il nuovo sistema Nato di sorveglianza Ags (Alliance Ground Surveillance), con obiettivo il Medioriente, che dovrebbe divenire operativo tra non molto. In Australia è stato fatto tramite un memorandum d'intesa segreto: è quindi probabile che lo stesso sia avvenuto in Italia, come già avvenuto in passato. Ciò significa che il progetto viene sottratto ai controlli sull'impatto ambientale, tipo quelli che il Tar del Veneto ha considerato fondamentali per il via libera alla realizzazione della base Dal Molin di Vicenza. Eppure l'impatto esiste ed è pericolosissimo. Come ha dimostrato l'inchiesta di Rainews24 «Base Usa di Sigonella: il pericolo annunciato» (andata in onda il 22 novembre 2007), lo studio sull'impatto ambientale, realizzato per conto della marina statunitense dalla società statunitense Agi tramite la Maxim Systems, ha concluso che la stazione Muos non dovrebbe essere installata a Sigonella. Vi è infatti il pericolo che le fortissime emissioni elettromagnetiche inneschino la detonazione degli ordigni presenti nella base militare. L'allarme è stato confermato dal responsabile della Gmspazio, rappresentante italiana dell'Agi.
Nonostante ciò, la marina americana ha confermato la scelta di Sigonella, base già strategica per gli Usa come finestra sul vicino Medioriente. Non si sa se nello studio siano state prese in considerazione le conseguenze del fortissimo inquinamento elettromagnetico sulla popolazione dell'area circostante, dove già si verifica una incidenza di tumori, in particolare di leucemie infantili, più alta che in altre zone (la base si trova in una zona, tra Priolo e Augusta, a fortissimo rischio ambientale). Si può comunque pensare che, se le emissioni elettromagnetiche sono talmente forti da poter innescare la detonazione di ordigni esplosivi, esse sono comunque pericolose per la popolazione della zona.
Chi sarà esposto al pericolosissimo inquinamento elettromagnetico della stazione Muos potrà comunque consolarsi al pensiero che lo Spawar, dicono gli Usa, è «impegnato a preservare la nostra pace e a difendere la nostra nazione e i suoi alleati».