lunedì 2 giugno 2008

"Al vertice della Fao i leader dimostrino coraggio: la vera sfida e' contenere l'esplosione demografica"

"Al vertice della Fao i leader dimostrino coraggio: la vera sfida e' contenere l'esplosione demografica"

L'Unità del 1 giugno 2008, pag. 15

di Toni Fontana
«Il vero tabù totale, il tema centrale del quale non si parla mai è l'esplosione demografica, la diffusione della contraccezione, l'emancipazione della donna. Il Vaticano e Bush non vogliono che se ne parli. L'amministrazione Usa ha tagliato i fondi alle agenzie Onu che accettano contraccezione e aborto. Questa è la vera priorità che dovrebbe essere posta al centro del vertice Fao». Lo dice Emma Bonino, vice presidente Senato.

Senatrice, la Banca Mondiale propone un "decalogo" al vertice Fao. Si parla di biocarburanti, aumenti dei prezzi dei cereali…
«Il "Decalogo di Zoellick" è ampiamente condivisibile e da salutare, ma questo improvviso spirito d’iniziativa è tardivo e mitiga solo parzialmente l'amarezza dovuta al ritardo con il quale le organizzazioni internazionali (Fao in testa) hanno reagito alla crisi alimentare mondiale. Ci sono volute rivolte popolari in 30 paesi nel mondo per trasformare la crisi in una priorità. Pochi giorni fa ho partecipato a Sharm El Sheikh al World Economic Forum sul Medio Oriente dove leader mondiali ed esperti hanno discusso i grandi temi caldi dell'area. Il tema della crisi alimentare, che non era formalmente all'ordine del giorno, ha dominato la discussione in maniera trasversale».

Perché la crisi alimentare ha stentato ad imporsi come una questione urgente?
«I motivi sono diversi. In cima alla lista metto un tema considerato tabù totale, quello dell'esplosione demografica. Come ha anticipato Giovanni Sartori nel suo libro "La Terra scoppia", il tema è religiosamente scorrettissimo quasi ovunque, dai paesi islamici a quelli dove forte è la presa della Chiesa cattolica. Non a caso non ve ne è traccia neppure nel "Decalogo di Zoellick" (presidente della Banca Mondiale Ndr). Io, invece, lo metterei in testa alla gerarchia delle priorità. In un secolo la popolazione mondiale è passata da 1 miliardo e mezzo a oltre 6 miliardi e oggi ci sono 80 milioni di nuovi nati l'anno e un'aspettativa di vita più lunga: come si fa a non vedere l'urgenza di un approccio più responsabile alla pianificazione familiare? Un "rientro dolce" dall'esplosione demografica significa più contraccezione e più emancipazione femminile. In queste condizioni, offrire possibilità di sostentamento e di lavoro alle donne deve diventare una priorità strategica, per ragioni economiche oltre che umanitarie».

La globalizzazione però non ammette regole.
«Ha consentito a milioni di persone di uscire dalla povertà e di migliorare la qualità della vita. Ma quando mangiare di più e meglio riguarda, non una o due famiglie ma milioni di persone allora si crea una tale pressione sulla terra che beni di prima necessità diventano improvvisamente inaccessibili ad altrettante persone in altre parti del mondo. Ne deriva un aumento incontrollato dei prezzi che rischia di portare, nei migliori dei casi, a rivolte popolari e, nel peggiore, a nuove carestie».

La Fao elenca 37 paesi in crisi alimentare e, secondo la Banca Mondiale, l'aumento dei prezzi rischia di creare altri 100 milioni di affamati..
«Aiuti alimentari d'urgenza sono necessari, ma sarà vitale considerare le derrate alimentari non più come eccedenze di paesi produttori ricchi ma come risorse da gestire con parsimonia e senso delle priorità, ovviamente se si condivide che l'accesso al cibo non è una questione di scambi commerciali solamente ma è un diritto umano fondamentale. Governi ed organizzazioni internazionali non hanno visto ciò che stava per abbattersi sulle economie mondiali e sono corsi ai ripari con programmi a sostegno delle politiche agricole quando già nel passato protezionismi e sussidi hanno "drogato" l'agricoltura più di qualsiasi altro settore. Bisogna intervenire, certo, ma non con falsi rimedi come quello di vietare le esportazioni. E' necessario ed urgente rivedere le politiche sui biocarburanti, inclusi quelli di seconda generazione, tenuto conto degli altissimi costi di produzione rispetto al rendimento (unica eccezione è il caso pluridecennale dell'etanolo prodotto da canna da zucchero in Brasile) e dello sfruttamento estensivo di aree coltivabili. Secondo il Fondo Monetario internazionale nonostante il biofuel rappresenti solo l’1,5% dell'offerta di carburante liquido mondiale, esso ha consumato quasi metà dell'aumento dei raccolti 2006-2007, soprattutto a causa dell'etanolo a base di cereali prodotto negli Usa. Inoltre, non da oggi, ritengo che occorra guardare agli Ogm senza pregiudizi ideologici, senza demonizzazioni, ma riconoscendone i benefici dove ci sono, in particolare per i paesi a rischio alimentare».