giovedì 17 aprile 2008

Il deficit Usa ricomincia a salire

Il deficit Usa ricomincia a salire

su Il Manifesto del 11/04/2008

L'euro è sempre più rampante: ieri il dollaro è sceso a un nuovo minimo storico a 159,13, prossimo cioè alla soglia di 1,6 che solo un paio di mesi fa sembrava dificilmente raggiungibile. Ma la svalutazione della moneta verde (che ieri è scesa sotto quota 7 nei confronti dello yuan cinese) non sembra portare grande giovamento alla bilancia commerciale: in febbraio il deficit è risalito a 62,3 miliardi di dollari, contro i 59 miliardi di gennaio e contro una attesa di circa 57 miliardi, secondo le previsioni degli analisti. Un certo ottimismo, invece, l'hanno dato i dati settimanali sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione che, dopo il forte aumento della settimana precedente, hanno registrato una flessione.
Secondo il dato del dipartimento del Commercio nel mese le importazioni sono cresciute del 3,1% a 213,7 miliardi di dollari nonostante la debolezza del dollaro a conferma di una domanda che rimane abbastanza vivace, nonostante la crescita dei prezzi e la caduta dei redditi. Le esportazioni, invece, sono aumentate solamente del 2% a 151,4 miliardi. Questo significa che la svalutazione del dollaro non è ancora sufficiente a rilanciare la competitività delle merci Usa. Unica eccezione nell'aumento delle importazioni è la discesa dell'import di petrolio sceso a 37,7 miliardi dopo undici mesi consecutivi di incremento. Il deficit della bilancia commerciale con la Cina è risultato in flessione per il secondo mese consecutivo: - 9,6% a 18,4 miliardi, al livello più basso dal marzo 2007.
A proposito di petrolio, una discesa delle quotazioni o una secca frenata dei consumi interni potrebbero far migliorare il saldo della bilancia commerciale. Mentre gli ultimi dati indicano che gli Usa bruciano meno petrolio a causa della recessione, per quanto riguarda la discesa dei prezzi non sembrano esserci molte speranze. Anche perché l'Opec non intende aumentare la produzione. L'ultimo a dirlo è stato ieri il ministro dell'energia dell'Arabia Saudita che ha giudicato il livello produttivo attuale più che sufficiente.