martedì 2 dicembre 2008

TOSCANA - I PADRONI DEL TERRITORIO

TOSCANA - I PADRONI DEL TERRITORIO
Alessandro Antichi*
Il Tirreno 02/12/2008

La Toscana ha bisogno di guardare oltre scempi come Monticchiello, saccheggi di territorio stile CampiBisenzio, inchieste giudiziarie come questa ultima su Castello. C'è la necessità di una svolta, di fronte al fallimento storico del governo del territorio in Toscana. Icittadin i hanno la grande opportunità, nella primavera del 2009, di porre fine, con il voto, con la benedizione dell'alternanza, a quella che ho già avuto più volte l'occasione di chiamare la distruzione politicamente pianificata della Toscana.
La bellezza secolare del nostro territorio è minacciata in ogni angolo della Toscana. La "colpa" non è di singoli `privati" ingordi e speculatori, o di qualche singolo amministratore "infedele". Tutto questo è invece il frutto coerente di una cattiva politica, di un sistema di malgoverno, del "regime " della vecchia sinistra toscana.
Gli scempi sono avvenuti, e continueranno ad avvenire se non interviene una discontinuità, sotto la dettatura di una asfissiante pianificazione. Un sistema regolatorio apparentemente ferreo, concepito per fermare ogni iniziativa privata, vista, nella crisi spirituale e culturale dei postcomunisti, come intrinsecamente cattiva. In realtà, proprio perché le sue maglie strette impedivano ogni libera iniziativa privata, questa stessa pianificazione ha costretto proprietari, costruttori, portatori di legittimi interessi, a presentarsi con il cappello in mano davanti ai mandarini della burocrazia degli uffici tecnici e ai loro padrini politici, quei pubblici amministratori diventati assolutamente arbitri del futuro del destino di individui, imprese, proprietà.
Come ho avuto occasione di dire nel Parlamento toscano, il 4 aprile 2007: "Si è realizzata una devastante interposizionefra la società, i cittadini, l'economia, da una parte, e i poteri locali, una oligarchia padrona del territorio, unica autorizzata a venderlo o a svenderlo".
E' stato un tempo oscuro, in cui gli unici autorizzati a costruire, sempre troppo e sempre male, sono stati solo gli "amici degli amici", gli ammanicati" gli appartenenti a un sistema di potere.
All'opinione pubblica toscana che cerca una alternativa, non ci presentiamo solo con degli auspici, ma forti difatti ed esperienze. Abbiamo alle spalle anni di opposizione costruttiva e assertiva nel Parlamento regionale, ormai, ma soprattutto vantiamo delle esperienze di buona amministrazione. Fra le quali mi sia consentito ricordare quella da me guidata, sotto la quale ha visto la luce il Piano strutturale di Grosseto, che ha trovato qualche riconoscimento al di là dei confini locali (è stato pubblicato sulla rivista Urbanistica, n. 133).
La sfida che abbiamo di fronte è il ritorno di una sana competizione, in un quadro di normative più chiare, più leggibili, più accessibili a tutta l'opinione pubblica e non solo agli addetti ai lavori. Non deve più essere la decisione politica a dare valore al terreno o al fabbricato. La ricchezza deve essere creata dalla competizionefra progetti. Ci deve essere concreta perequazione urbanistica, principio purtroppo ancora sconosciuto alla molto supponente ma piuttosto ignorante nomenklatura toscana. Ogni singola opera, ben costruita e armonicamente inserita nel suo contesto, può e deve aumentare anche il valore delle vicine proprietà. Unprincipio semplice, ma purtroppo sconosciuto alla vecchia sinistra toscana, che infatti ha lasciato che interi borghi e quartieri si riempissero di mostruosità edilizie, si ingolfassero, diventassero invivibili, conducendo tanti immobili alla perdita di valore sul mercato e alla rovina tante famiglie.

* Consigliere regionale e responsabile regionale Enti Locali di Forza Italia Toscana, verso il PdL