venerdì 28 novembre 2008

Inaccettabile un ex mister MCDonald's alla cultura

Inaccettabile un ex mister MCDonald's alla cultura
Viviana Devoto
E-Polis Milano 27/11/2008

Un ex manager McDonald`s alla guida dei musei italiani nominato dal ministro della Cultura allo scopo di «salvaguardare il patrimonio artistico».
«Non conosco Mario Resca e non so chi abbia spinto per questa nomina. Dico solo che certe competenze non siano interscambiabili. Se domani mi offrissero la poltrona da governatore della Banca d`Italia la rifiuterei, nonostante un cospicuo stipendio sotto gli occhi. Sono un storico dell`arte».
Salvatore Settis, presidente del consiglio nazionale dei beni
culturali e direttore della Normale di Pisa, non ama i guizzi mediatici, ma le sue parole contro il futuro super-manager nominato da Bondi nella bozza di una proposta di legge che mira a rivoluzionare il sistema museale hanno acceso lo scontro prima che sulle poltrone, sulle competenze («come può uno che si è occupato di cheeseburger gestire l`intero patrimonio museale italiano?»). A Milano per presentare il libro (edito in Italia da Skira) La crisi dei musei di Jean Clair, ex direttore del Musée Picasso e della Biennale di Venezia del Centenario, ha aperto una discussione sul ruolo dell`arte in Europa e in Italia.
II ministro Bondi definisce Mario Resca «uno dei più affermati manageritaliani».
Sul tavolo c`era anche il nome del direttore dei Musei vaticani Antonio Paolucci. Non credo che debba essere un manager a gestire il patrimonio artistico italiano.
Quello che si contesta non è solo la scelta del nome ma l`intera proposta di legge: quali sono le competenze del manager? E le funzioni del ministro? Si parla di prestiti. Con quali criteri verranno fatte delle concessioni? Ma la mia domanda è: potrebbe mai un ex direttore dei musei vaticani occuparsi di McDonald`s?
Considera "allarmante" il fatto che nemmeno uno dei musei italiani figuri nella lista dei dieci più visitati al mondo?
Se concepiamo l`istituzione museo come una qualunque altra azienda potremo pensare di chiudere anche le scuole, è una mia proposta, anche se a quello già ci stiamo arrivando. Il punto è che un museo non deve essere "redditizio". Il numero non è ciò che dà spessore alla cultura.
Un team di sovrintendenze e di tecnici del ministero dovrebbe affiancare Resca.
Questa è stata una delle assicurazioni del ministro, soltanto verbali. Non sono contenute nel decreto legge: per questa ragione in rappresentanza del consiglio nazionale dei beni culturali abbiamo rifiutato labozza. La figura del super-manager è delineata in un ruolo così ambiguo da non lasciare margini di ragionamento. Che Bondi ripensi all`intero decreto.
Quale dovrebbeessere il ruolo dei musei in Italia?
Io credo che i musei, i luoghi d`arte debbano dialogare con la città. Dovremmo pensare aquesti spazi come a nodi urbani, l`Italia non è un museo: è un luogo vivo. Non pensare all`arte solo per la "tutela": i musei non devono essere trasformati in cimiteri delle opere né come miniere di petrolio, assoggettati a una continua rincorsa al denaro. Bisognerebbe che si investisse in modo da trasformare i luoghi dell`arte come luoghi di coscienza del cittadini, altrimenti tutto è perduto.
Prospettive? La priorità dovrebbe essere quella di investire sull`interesse, quindi sui servizi, come ad esempio nei tanti piccoli musei diffusi sul territorio, autentica ricchezza culturale del nostro Paese. Francia e Italia hanno entrambe una responsabilità perché entrambe hanno contribuito a costruire il concetto di patrimonio culturale.
Questa legge ritorna a un vecchio concetto di tutela che non aveva alcuna normativa: lo ripeto non trasformiamo i nostri musei in un luogo di morti dell`arte, mettendo tutto sotto una teca.
Ha pensato di dimettersi?
Non è tra le mie intenzioni. A luglio avevo presentato sulle colonne del Sole 24 ore i dati sulla crisi museale. Ci fu una bufera, adesso non oso fare previsioni. Resca ha detto che il Louvre ad Abu Dhabi è un suo modello. I musei americani
a volte già vendono le loro opere chiamandola de-accessione. È unafase in cui tende acadere quel principio di dicotomia tra opere in venditae opere museali.