lunedì 20 luglio 2009

il cemento soppianta la campagna verde in calo da 52 a 48 per cento

il cemento soppianta la campagna verde in calo da 52 a 48 per cento
DAVIDE CARLUCCI
MERCOLEDÌ, 08 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA - Milano

I dati dell´Istituto di urbanistica: a Milano e provincia il consumo di suolo è in crescita

La campagna milanese è passata in minoranza. Fino al 1999 era agricolo il 52,3 per cento del territorio agricolo della provincia. In soli sei anni la percentuale è scesa al 48,8. È come se nel frattempo fosse stata costruita un´altra città grande quanto mezza Milano. Oppure - se si preferisce - come se, ogni due giorni, si fossero costruite l´equivalente di tre piazza Duomo.
I dati, suggestivi, sono ricavati dal primo rapporto dell´osservatorio nazionale sui consumi di suolo, presentato ieri da Legambiente, dal dipartimento di architettura del Politecnico e dall´Istituto nazionale urbanistica. Lo studio riguarda quattro regioni italiane: oltre alla Lombardia, l´Emilia Romagna, il Piemonte e il Friuli.
Tra le province lombarde, quella di Milano registra la più bassa "velocità di urbanizzazione pro capite": il cemento avanza a ritmo più contenuto. Ogni milanese perde 2,2 ettari all´anno, la metà della media regionale (- 4,7) e quasi sette volte meno che nella provincia di Pavia (-13,4). Ma gli amanti del verde non possono rallegrarsene: significa solo che il Milanese è già saturo di palazzi. Urbanizzato è il 42 per cento del territorio (contro il 39 del 1999), percentuale che scende al 29 in provincia di Varese, al 15 a Lecco, all´11 a Mantova, al 10 a Cremona. È nelle province agricole del Sud che la città avanza a tassi di crescita più elevati, per effetto della spinta espansiva di Milano, che ha visto i suoi abitanti riversarsi sempre più lontano dal centro. Non a caso, la crescita edilizia più elevata si riscontra, oltre che a Pavia, nel Lodigiano (dove ogni abitante perde ogni anno 10,1 metri quadrati di verde agricolo), nel Piacentino (qui la velocità di trasformazione è al secondo posto tra quelle considerate nella ricerca, con un tasso di 26,8 metri quadrati persi ogni abitante), e in provincia di Novara, che ha visto un incremento delle superfici urbanizzate pari al 9,3 per cento tra il 1991 e il 2001, il più consistente in Piemonte.
Oltre all´area urbana e agricola c´è un 9 per cento di territorio, nel Milanese, fatto di corsi d´acqua, zone umide, e aree "seminaturali". Anche questa porzione di territorio rischia di finire inglobata nella metropoli. A rischio, però, sono soprattutto le aree agricole. «Per il futuro - prevede Paolo Pileri, docente del Politecnico - la crisi potrà frenare l´espansione: c´è molto invenduto nel patrimonio immobiliare. Ma i veri decisori sono i comuni: se continuano a considerare il suolo come un piccolo tesoretto da cui ricavare oneri, la città continuerà ad avanzare all´infinito. Le conseguenze le vediamo in questi giorni, con Milano paralizzata per la pioggia: se ci fossero state più superfici permeabili ci sarebbero stati meno problemi. Meno boschi significa anche più caldo e meno capacità di "sequestro" dell´anidride carbonica. Lo si consideri in vista dell´Expo».