domenica 20 luglio 2008

«Tutti in piazza contro la Tav». E i valsusini bocciano l'«accordo»

«Tutti in piazza contro la Tav». E i valsusini bocciano l'«accordo»

di Elsa Camuffo

Il Manifesto del 05/07/2008

«Siamo tutti d'accordo?». Il titolo dell'assemblea di ieri sera a Bussoleno non poteva essere più eloquente. E la risposta alla domanda non si è fatta attendere: a centinaia sono arrivati nel piazzale dietro al centro polivalente di Bussoleno. Sono i valsusini arrabbiati che non ci stanno all'accordo, vero o presunto, raggiunto a conclusione dei lavori dell'osservatorio tecnico sulla Torino-Lyon. Vogliono dire la loro anche perché si sentono ingannati dai loro sindaci, quei sindaci di movimento che ormai raramente si fanno vedere in piazza. Un'assenza che tutti notano e sottolineano. «Non vogliono più il confronto pubblico», dice qualcuno ricordando che proprio in questo spazio nei momenti caldi della lotta contro il Tav la comunità si ritrovava unita a votare, a decidere insieme del futuro della valle. Oggi ci sono tantissimi cittadini, i comitati no Tav, i sindaci «dissidenti». Un migliaio di persone, giovani, vecchi, donne e lavoratori, per una assemblea che è ormai classica nella sua composizione per la val Susa.
Ha aperto l'assemblea Alberto Perino, per i comitati no Tav. «Stanno vendendo la pelle dell'orso - ha detto in maniera efficace e colorita - non solo prima di averlo ammazzato ma prima ancora di averlo trovato». Tra gli amministratori presenti Loredana Bellone, sindaco di San Didero, una dei quattro sindaci che non hanno partecipato ai lavori dell'osservatorio e che ha ribadito il suo impegno a fianco della gente della val Susa. Presenti anche gli altri tre sindaci dissidenti e vari amministratori. Assenti invece totalmente, ed è un'assenza pesante che segna una svolta in qualche modo in valle, i sindaci che hanno partecipato alle riunioni dell'Osservatorio.
In risposta alla presidente della provincia di Torino Mercedes Bresso e a quanti, nelle istituzioni, chiedono un referendum sull'alta velocità, ieri sera l'assemblea ha ribadito che il referendum è già stato fatto e lo dimostrano le 32mila firme raccolte in valle. Viene sottolineato da più interventi il poco rispetto dei cittadini, della loro volontà e in qualche modo di quello stesso metodo di democrazia dal basso che ha caratterizzato la lotta di questi anni.
Claudio Cancelli, ingegnere del Politecnico, ha rilevato come tra i quattro punti manchi l'opzione zero che invece era stata la conquista della valle nell'autunno caldo del 2005, vale a dire la possibilità di non realizzare affatto l'opera. Lele Rizzo dei comitati popolari no Tav ha ricordato l'appuntamento con il campeggio che si svolgerà dal 21 al 27 luglio e che sarà un ulteriore momento per discutere anche delle iniziative da intraprendere in autunno. Prima fra tutte una nuova manifestazione nazionale in valle, dove i comitati e i movimenti no Tav ribadiranno la convinzione di essere la maggioranza. «I sindaci - ha detto Rizzo - hanno scelto da che parte stare e hanno scelto di ingrassare la lobby del Tav».
L'assemblea ha registrato le comunicazioni di Rifondazione della val Susa e degli indipendenti di sinistra, che hanno confermato di voler uscire dalla giunta della comunità montana Bassa val Susa. «Vediamo purtroppo che è cambiato l'approccio di molti colleghi amministratori, riconoscendo un ruolo super partes al tavolo politico, con governi che vogliono comunque fare l'opera», hanno detto gli indipendenti di centrosinistra. «Per rispettare l'impegno assunto verso i nostri amministrati - hanno concluso - riteniamo ormai superflue e inutili le programmate verifiche di maggioranza e comunichiamo, con decorrenza immediata, la nostra uscita dalla maggioranza». Lo stesso ha fatto Rifondazione, che ha sottolineato come «la storia dei cedimenti è lunga e viene da un passato che avevamo deciso di superare, grazie soprattutto alle mobilitazioni che hanno avuto il punto più alto nella liberazione di Venaus del dicembre 2005».
Sono quattro i punti del presunto accordo sbandierato da Mario Virano, che proprio ieri è stato riconfermato a capo dell'Osservatorio. Il punto 1 è quello più importante per i sindaci perché sancisce che «la politica delle infrastrutture non è scindibile dalla politica dei trasporti e del territorio». Si parla dunque di prevedere un «miglior utilizzo per la linea storica Torino-Lyon sia per i passeggeri che per le merci». Il punto 2 stabilisce la necessità di una «regia unitaria». Mentre il punto 3 pone l'accento sulle «convergenze sulle fasi progettuali e le divergenze su quelle realizzative». Le due posizioni esplicitate sono quella che ritiene si debba «operare per lotti funzionali, affidandosi alla programmazione degli interventi e alla loro razionale attuazione secondo un quadro di riferimento». La seconda posizione invece «ritiene indispensabile sottoporre l'attivazione dei lotti per fasi successive a una verifica dell'effettivo conseguimento degli obiettivi della fase precedente». A questo orientamento si rifanno i sindaci. Al punto 4 i riferimenti per una progettazione ispirata dal territorio e rivolta all'Europa.

(hanno collaborato Gianluca Pittavino e Gabriele Proglio)