martedì 10 marzo 2009

"È nel parco di Veio, non si può costruire un centro intitolato al Papa"

"È nel parco di Veio, non si può costruire un centro intitolato al Papa"
SIMONA CASALINI - GIOVANNA VITALE
MARTEDÌ, 10 MARZO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

Gli ambientalisti.

Una deroga può essere autorizzata dal presidente della Regione Piero Marrazzo

"A ricordo della storica visita del Santo Padre in Campidoglio, il Comune di Roma intitola a Benedetto XVI il Centro di Via dell´Inviolatella Borghese, nel quale verrà realizzato un polo specializzato per la formazione e il recupero della gioventù disagiata e dei ragazzi rom". Inizia così il testo della pergamena lavorata a mano che ieri il sindaco Alemanno ha donato a Joseph Ratzinger, ricevendo in cambio una copia numerata e autografata del "Compendio della dottrina sociale della Chiesa", insieme a una pianta monumentale di Roma pubblicata dalla Biblioteca vaticana per il Giubileo del 2000. «Un gesto simbolico», recita la pergamena, «con il quale l´amministrazione comunale intende testimoniare al Papa la propria attenzione all´educazione e alla formazione delle giovani generazioni per fare di Roma la capitale della vita, della solidarietà e della speranza». Un aggettivo, quel «simbolico», che rischia però di rivelarsi più esatto del previsto. Risultato? Il regalo al pontefice potrebbe rimanere a lungo (se non per sempre) solo sulla carta.
I 13 ettari di terreno dove dovrebbe sorgere il "Centro Benedetto XVI", da affidare ad associazioni laiche e cattoliche, si trova infatti tra la Cassia Nuova e la Flaminia, in via dell´Inviolatella Borghese. Siamo dunque all´interno della perimetrazione provvisoria del Parco di Veio, un´area ancora verde, in parte coltivata e in parte lasciata a pascolo, dotata di un piccolo fabbricato rustico. Ma soprattutto, fa notare l´associazione ambientalista Vas, «in base alla normativa vigente, sia di tipo urbanistico che di tipo paesistico-ambientale, è del tutto inedificabile: quindi vi sarebbe vietata anche la costruzione di una pur pregevole nelle finalità casa d´accoglienza per giovani disagiati». Spiega Rodolfo Bosi, architetto e profondo conoscitore della zona: «Quei 13 ettari furono ceduti nel 2004 dall´Agenzia del Demanio, direzione centrale dei Beni confiscati, che decise di dare al Campidoglio l´intero terreno sequestrato a quattro società legate a Enrico Nicoletti, nome che ricorre nelle inchieste sulla banda della Magliana. Quelle società avrebbero voluto realizzarci sopra numerose cubature, ma anche allora scattarono vincoli e tutele. Poi seguirono le manette e la confisca nel 1983 da parte del ministero delle Finanze».
Non solo. Approfondisce l´assessore all´Urbanistica del Lazio, Esterino Montino: «Tutta l´area è sottoposta a un doppio vincolo: quello archeologico relativo al Parco di Veio e quello paesistico-ambientale, che la Regione deve far rispettare su delega del ministero dei Beni culturali in applicazione del Codice Urbani». Dunque, «se si volesse costruire, ma anche ampliare il casale preesistente, bisognerebbe mettere in atto una lunga e complessa procedura autorizzativa. E cioè: chiedere all´ente parco una deroga al suo piano di assetto e un parere vincolante alla Regione». Ma scusi assessore, lei sapeva nulla di questo centro che il Campidoglio vuole edificare su quell´area protetta? «Sulla mia scrivania», replica Montino, «non è arrivato nulla».