venerdì 11 giugno 2010

Primo aborto farmacologico, la paziente firma e torna a casa

Primo aborto farmacologico, la paziente firma e torna a casa

Il Messaggero del 11 giugno 2010

Raffaella Troli

Tre giorni di ricovero. E solo negli ospedali che la Asp riterrà idonei, anche in base alla disponibilità di posti letto. La giunta regionale ha approvato un protocollo operativo sull’uso della pillola abortiva Ru486, il presidente Renata Polverini è stata chiara: «Noi da oggi mettiamo in campo i nostri strumenti e credo che le strutture si debbano adeguare». Come a dire: chi va per conto suo, non aspetta che la Regione elabori «un successivo provvedimento che individui le strutture migliori», come hanno fatto al Grassi di Ostia, «se ne assumerà le responsabilità, nel caso succeda qualcosa». «Altri direttori generali - ha rimarcato - hanno atteso la posizione della Regione. Non ci dimentichiamo che parliamo sempre di un aborto, non chirurgico ma chimico, e per questo dobbiamo far riferimento alla legge 194. A questo proposito sono molto carenti i consultori nel Lazio e per questo in consiglio regionale è già stata presentata una riforma, in modo da usarli anche per le donne che chiedono di abortire, magari le convinciamo a non farlo».
Intanto la donna che per prima ha fatto uso della pillola Ru486 nel Lazio si dice «sconcertata da tanto clamore rispetto a una decisione medica, oltre che un momento assolutamente privato. Non mi aspettavo un interesse simile, è la mia vita. Ho preso la decisione dopo essermi consultata con i medici». La donna, assunta la prima dose di Ru486, ha firmato la richiesta di dimissioni. Romana, sotto i 40 anni, è "costretta" a dare spiegazioni: «Non avevo scelta, era la quarta gravidanza, ho avuto tre cesarei». Dopo un’ora è andata via, dai figli che l’aspettavano a casa, ha detto ai medici. «Sabato il suo medico - spiega il direttore sanitario Lindo Zarelli - le prescriverà il farmaco Citotec per l’espulsione dell’embrione, da assumere sabato». Quanto alle critiche aggiunge: «Siamo stati strumentalizzati dalla politica. C’è chi l’ha fatto in un senso e chi nell’altro. La nostra è stata una decisione medica. La signora aveva avuto dei figli e subito interventi all’utero, il trattamento chirurgico sarebbe stato troppo pericoloso. Un caso dunque eccezionale dettato dalle condizioni cliniche. Per il resto ci siamo attenuti alla legge. I politici che stanno esprimendo giudizi farebbero bene, prima di spendere il nostro nome per una battaglia o per un’altra, a consultare almeno chi qui dentro fa il medico e non politica. Sono molto amareggiato».
Parla di «boicottaggio della pillola da parte della Polverini», Giulia Rodano, consigliere regionale di Italia dei valori;
consiglieri regionali della Lista Bonino Pannella-federalisti europei. «Un protocollo segno di equilibrio e decisione», invece per il vicepresidente dei consiglio regionale, Raffaele D’Ambrosio (Udc).
Piuttosto, Claudio Donadio, primario di Ginecologia del San Camillo rileva che «in questi ultimi giorni arrivano donne con strane minacce di aborto in atto, emorragie imponenti e sospette da Citotec, vuol dire che si è sparsa la voce e che qualcuno fuori dal sistema nazionale somministra pozioni fuori controllo. E’ una bomba che gira, ormai. Quanto a noi siamo pronti siamo pronti, abbiamo già riservato due posti letto. Ma non si puo obbligare qualcuno a restare, quello no». La paziente dovrà tornare in ospedale per la seconda somministrazione. Per Donadio è così, invece la signora di Ostia si avvarrà della prescrizione del medico, ha detto lo stesso Zarelli. C’è confusione, perché «sono decisioni prese in urgenza - così la pensa il direttore generale della Asl RmB, Fiori Degrassi credo che più avanti ci sarà una revisione, con serenità bisognerà capire come organizzare tutto al meglio. Una degenza così lunga per prendere due pillole mi sembra una follia ma risponde a quanto prevede la normativa della 194».
(ha collaborato Mara Azzarelli)