venerdì 15 maggio 2009

L'embargo di Gaza colpisce anche gli invalidi

L'embargo di Gaza colpisce anche gli invalidi

Liberazione del 15 maggio 2009, pag. 9

Luisa Morgantini

Hanno lavorato per anni in aziende israeliane. Hanno pagato le tasse e il contributo assicurativo rispettando la legislazione locale in materia di lavoro, imposizione fiscale e assicurazioni. Ma poi in Israele, nelle fabbriche, nei cantieri o nei campi, hanno anche avuto degli incidenti sul lavoro riportando ferite invalidanti. Fino a dopo gli accordi di Oslo in Israele ogni mattina partivano da Gaza più di 80mila lavoratori, arrivavano al passaggio di Eretz alle quattro del mattino per riuscire ad essere in tempo al lavoro in Israele, rientravano dopo le 18, stanchi morti per ricominciare il mattino. Progressivamente in questi anni Israele ha chiuso la frontiera per i lavoratori di Gaza al loro posto vi sono in parte nuovi immigrati poveri ebrei ma sopratutto lavoratori asiatici o romeni. Ora, a causa dell`embargo israeliano nella Striscia di Gaza, più di 5000 di quei lavoratori Palestinesi invalidi non percepiscono più le indennità assicurative di cui hanno diritto: i trasferimenti dei fondi per le invalidità riportate come quelli sulla pensione maturata sono stati bloccati a gennaio 2009 perché le banche di Israele si rifiutano di trasferire i soldi sui conti di banche basate nella Striscia. Significa anche questo quell`assedio di Gaza, che da oltre due anni continua a soffocare la popolazione civile costringendola ad una punizione collettiva in cui bambini, donne, anziani, uomini sono privati di cibo, carburante, medicine, - solo a giorni centellinati attraverso i valichi sigillati- e in cui centinaia e centinaia di malati muoiono in assenza di cure come della possibilità di farsi curare all`estero per un permesso non concesso dalle Autorità Israeliane. Dopo la recente aggressione Piombo Fuso, che ha causato la morte di oltre 1400 persone, la gran parte civili e bambini, ed il ferimento di oltre 5000 Palestinesi della Striscia con bombe al fosforo bianco e armi non convenzionali, questa decisione appare conce l`ennesima beffa che aggrava la già disperata situazione dei diritti umani e della legalità a Gaza. Ma al peggio, dicono, non vi è mai limite. E allora, il peggio arriva con l`ulteriore notizia diffusa dal Centro per i diritti umani Al Mezan (http://www.mezan.org/en/) che riporta come una Compagnia privata israeliana, che si occupa di assistenza legale, stia cercando di ottenere la procura dai residenti di Gaza che hanno diritto alle indennità di assicurazione da parte del sistema nazionale Israeliano ma che non possono riceverle a causa dell`embargo: gli avvocati israeliani si occuperebbero personalmente del trasferimento dei soldi ma domandano una percentuale ancora non definita sulle indennità di assicurazione maturate. Una pratica di vero e proprio sciacallaggio, una truffa. L`ennesima violazione della legalità denuncia il Centro Al Mezan che -in cooperazione con Adalah, Centro Legale per ì diritti della minoranza Araba in Israele ha inviato lettere al Direttore della Bank of Israel, al Direttore del National Insurance Institute of Israel e al Ministro delle Finanze Israeliano, chiedendo di versare il denaro dovuto ai lavoratori palestinesi e annunciando battaglia legale con una petizione - in via di preparazione- da sottoporre alla Corte Suprema Israeliana al fine di chiedere l`immediato e incondizionato trasferimento delle indennità maturate ai Palestinesi aventi diritto nella Striscia di Gaza. Queste persone hanno il diritto di ricevere le somme che spettano loro senza nessun taglio: quei lavoratori, infatti, erano obbligati a pagare assicurazione e tasse dall`inizio del loro lavoro fino alla data dell`infortunio, come ogni lavoratore israeliano. Dopo gli incidenti, hanno presentato richieste per indennizzi all`Istituto di Assicurazione Nazionale Israeliano in accordo con la legge nazionale israeliana. Ogni richiesta è stata valutata da un comitato medico che ne ha determinato il tipo e la percentuale di invalidità. In alcuni casi, l`invalidità era del 100%. Il comitato medico ha confermato caso per caso che gli infortuni si sono verificati sul luogo di lavoro e ne ha ordinato il rimborso. Alcuni di questi lavoratori Palestinesi ricevevano i fondi dalle assicurazioni sin dal 1978. Poi la Banca di Israele ha deciso la sospensione di tutte le sue transazioni con le banche della Striscia di Gaza, inclusa la Bank of Palestine. L`embargo e la chiusura di Gaza continuano e la Comunità internazionale mostra ancora una volta impotenza e complicità con la politica illegale dei governo Israeliano. Non riesce neppure a fare rispettare le minime regole umanitarie, e le Nazioni Unite continuano a denunciare la mancanza di libertà di movimento anche dei beni umanitari: dice John Ging, direttore dell` Unrwa, che non si può nemmeno dire che Gaza sia una prigione a cielo aperto perché nelle prigioni almeno il cibo c`è. E intanto gli invalidi non ricevono la loro pensione e nella West Bank continua l`occupazione militare e la costruzione di insediamenti.