La Repubblica 8.5.09
Dna, arriva la banca dati "È una schedatura di massa"
Scontro sulla legge Il giudice Santosuosso: no ai prelievi a chi non è indagato
di Vladimiro Polchi
ROMA - Una banca aperta a tutti: criminali, immigrati irregolari, onesti cittadini, agenti di polizia. Entrare sarà facile, uscirne un po´ di meno. E´ la banca dati del Dna, pronta a custodire i campioni biologici delle persone non iscritte nel registro degli indagati e di chiunque entri in contatto con la scena del crimine, forze dell´ordine comprese. Il prelievo forzoso del codice genetico non farà dunque distinzione in base alla fedina penale. Sta scritto nel disegno di legge approvato mercoledì alla Camera. «Una violazione della privacy, con il rischio di schedature di massa», tuona l´opposizione. «Una norma pericolosa, a rischio di incostituzionalità», rilanciano i giuristi.
Il ddl recepisce il trattato europeo di Prum e istituisce la banca dati del Dna, con l´obiettivo dichiarato di contrastare «criminalità transfrontaliera, terrorismo e migrazione illegale». Come funzionerà in concreto? L´archivio raccoglierà il codice genetico di condannati, imputati e indagati. E non solo. Il magistrato potrà infatti disporre il prelievo forzoso di materiale biologico anche ai non indagati, quando procede per delitti non colposi, puniti dalla legge con l´ergastolo o la reclusione superiore a tre anni. Secondo la maggioranza la norma serve a garantire il prelievo del Dna di tutti coloro che sono entrati in contatto con la scena del crimine, compresi gli uomini delle forze dell´ordine, in modo da escludere dalle indagini le tracce biologiche non rilevanti. Il disegno di legge prevede la cancellazione d´ufficio del profilo del Dna nel caso di assoluzione o quando si accerta che il fatto non costituisce reato. Negli altri casi, i campioni biologici verranno conservati per 40 anni. Il prelievo viene escluso solo per alcuni reati: quelli bancari, fiscali e societari.
Va detto che le banche del Dna in Italia già ci sono, ma sono prive di base normativa. «Polizia e carabinieri, per le esigenze processuali, già raccolgono campioni biologici - spiega Amedeo Santosuosso, giudice della Corte d´appello di Milano - e di fatto si sono andate a creare delle banche dati fuori da ogni disciplina legislativa». Ben venga dunque una legge. «Ma non questa», avverte Santosuosso. Tre i punti critici: «Primo, il testo prevede il prelievo coatto anche da una persona non indagata. Il che viola la Costituzione e non accade in nessun Paese al mondo. Secondo - prosegue il magistrato - la legge contrasta con la sentenza della Corte europea dei diritti dell´uomo del dicembre 2008, che bilancia le esigenze di sicurezza con la tutela della privacy. La nuova banca dati ha invece porte d´entrata più grandi di quelle d´uscita. In caso di assoluzione infatti si viene cancellati. Ma solo in base ad alcune formule assolutorie. Non tutte. E poi, si può prendere il Dna anche della parte lesa, come la vittima di uno stupro, che chiaramente non verrà mai "assolta". Infine, viene prevista la creazione di un nuovo laboratorio presso il Dap del ministero della Giustizia e la possibilità nel frattempo di avvalersi anche di strutture private».
«Ci può essere una violazione della Costituzione - aggiunge Stefano Merlini, costituzionalista a Firenze - se passa la proposta governativa di sottrarre la direzione della polizia giudiziaria ai Pm. In questo caso la banca del Dna verrebbe svincolata da un controllo dell´autorità giudiziaria». Per il garante della Privacy, Francesco Pizzetti, la legge «ha tenuto conto delle nostre prescrizioni. La nostra competenza è solo sulla banca dati, ma quanto al Dna dei non indagati siamo per un´interpretazione restrittiva».
Dna, arriva la banca dati "È una schedatura di massa"
Scontro sulla legge Il giudice Santosuosso: no ai prelievi a chi non è indagato
di Vladimiro Polchi
ROMA - Una banca aperta a tutti: criminali, immigrati irregolari, onesti cittadini, agenti di polizia. Entrare sarà facile, uscirne un po´ di meno. E´ la banca dati del Dna, pronta a custodire i campioni biologici delle persone non iscritte nel registro degli indagati e di chiunque entri in contatto con la scena del crimine, forze dell´ordine comprese. Il prelievo forzoso del codice genetico non farà dunque distinzione in base alla fedina penale. Sta scritto nel disegno di legge approvato mercoledì alla Camera. «Una violazione della privacy, con il rischio di schedature di massa», tuona l´opposizione. «Una norma pericolosa, a rischio di incostituzionalità», rilanciano i giuristi.
Il ddl recepisce il trattato europeo di Prum e istituisce la banca dati del Dna, con l´obiettivo dichiarato di contrastare «criminalità transfrontaliera, terrorismo e migrazione illegale». Come funzionerà in concreto? L´archivio raccoglierà il codice genetico di condannati, imputati e indagati. E non solo. Il magistrato potrà infatti disporre il prelievo forzoso di materiale biologico anche ai non indagati, quando procede per delitti non colposi, puniti dalla legge con l´ergastolo o la reclusione superiore a tre anni. Secondo la maggioranza la norma serve a garantire il prelievo del Dna di tutti coloro che sono entrati in contatto con la scena del crimine, compresi gli uomini delle forze dell´ordine, in modo da escludere dalle indagini le tracce biologiche non rilevanti. Il disegno di legge prevede la cancellazione d´ufficio del profilo del Dna nel caso di assoluzione o quando si accerta che il fatto non costituisce reato. Negli altri casi, i campioni biologici verranno conservati per 40 anni. Il prelievo viene escluso solo per alcuni reati: quelli bancari, fiscali e societari.
Va detto che le banche del Dna in Italia già ci sono, ma sono prive di base normativa. «Polizia e carabinieri, per le esigenze processuali, già raccolgono campioni biologici - spiega Amedeo Santosuosso, giudice della Corte d´appello di Milano - e di fatto si sono andate a creare delle banche dati fuori da ogni disciplina legislativa». Ben venga dunque una legge. «Ma non questa», avverte Santosuosso. Tre i punti critici: «Primo, il testo prevede il prelievo coatto anche da una persona non indagata. Il che viola la Costituzione e non accade in nessun Paese al mondo. Secondo - prosegue il magistrato - la legge contrasta con la sentenza della Corte europea dei diritti dell´uomo del dicembre 2008, che bilancia le esigenze di sicurezza con la tutela della privacy. La nuova banca dati ha invece porte d´entrata più grandi di quelle d´uscita. In caso di assoluzione infatti si viene cancellati. Ma solo in base ad alcune formule assolutorie. Non tutte. E poi, si può prendere il Dna anche della parte lesa, come la vittima di uno stupro, che chiaramente non verrà mai "assolta". Infine, viene prevista la creazione di un nuovo laboratorio presso il Dap del ministero della Giustizia e la possibilità nel frattempo di avvalersi anche di strutture private».
«Ci può essere una violazione della Costituzione - aggiunge Stefano Merlini, costituzionalista a Firenze - se passa la proposta governativa di sottrarre la direzione della polizia giudiziaria ai Pm. In questo caso la banca del Dna verrebbe svincolata da un controllo dell´autorità giudiziaria». Per il garante della Privacy, Francesco Pizzetti, la legge «ha tenuto conto delle nostre prescrizioni. La nostra competenza è solo sulla banca dati, ma quanto al Dna dei non indagati siamo per un´interpretazione restrittiva».