martedì 23 febbraio 2010

"Il pericolo resta quello di sempre: medicalizzare situazioni del tutto normali"

La Repubblica 23.2.10
Mario Maj: "I rischi del futuro Dsm? Psichiatrizzare situazioni non patologiche"
Malati di shopping e cibo i nuovi fronti psichiatrici
"Il pericolo resta quello di sempre: medicalizzare situazioni del tutto normali"
di Johann Rossi Mason

l suo nome per esteso è Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder, ma è universalmente noto come Dsm: è il manuale che contiene tutte le malattie mentali esistenti. Nato nel 1952, discende dal manuale usato dall´esercito americano per stabilire se le reclute fossero adatte al combattimento ed è stato sottoposto a diverse revisioni che hanno visto scomparire dalle sue pagine malattie quali l´isteria e l´omosessualità e comparirne circa cento di nuove ad ogni nuova versione. L´inserimento di una nuova patologia permette il rimborso di cure e trattamenti da parte delle assicurazioni sanitarie, e può fare la fortuna di una casa farmaceutica.
Da anni si pensa alla quinta edizione, un lavoro che sta facendo emergere varie polemiche: sull´ultimo numero della rivista Science si affronta l´ipotesi (per alcuni prematura) di introdurre altre "dipendenze comportamentali" (ora si prevede solo per alcol e droghe) tra cui sicuramente il gioco (gambling). Robert Spitzer e Allen Frances, curatori delle precedenti edizioni del 1980 e del 1994, sostengono che alcuni revisori sono ricercatori senza alcuna esperienza clinica. Temono inoltre che l´ampliare il numero delle malattie possa avere come effetto una medicalizzazione della normalità (per esempio rendere malattia il dolore che segue ad un lutto).
Il professor Mario Maj, presidente della Società mondiale di psichiatria e uno tra i pochi revisori europei del manuale, ha affrontato, in occasione del congresso della Società italiana di psicopatologia che si è appena tenuto a Roma, alcuni dei temi più "caldi": «Tra le novità c´è il tentativo di rendere più precisa e quindi più utile per la scelta della terapia la descrizione di alcuni disturbi mentali. Ad esempio, nel caso della depressione, sarà possibile valutare la gravità del quadro e il rischio suicidario utilizzando una apposita scala "dimensionale". Altra novità è l´inserimento del "binge eating disorder", un´alimentazione incontrollata che sfocia nell´obesità».
«Ho cercato di oppormi invece all´introduzione di una nuova categoria diagnostica - continua lo psichiatra - che dovrebbe comprendere i bambini tra i sei e i dieci anni che presentano per almeno un anno gravi accessi di rabbia ripetuti e in cui l´umore è costantemente triste o irritabile. Se l´idea è di evitare un eccesso di diagnosi di disturbo bipolare nei bambini, temo che si rischi invece una eccessiva "psichiatrizzazione" di situazioni non patologiche, come ad esempio le reazioni di un bambino alla separazione dei genitori».
Intanto gli studiosi hanno due anni per decidere se nel prossimo volume siano da includere disturbi come la "dipendenza da internet" o lo "shopping compulsivo".