martedì 5 gennaio 2010

Uranio impoverito, morti di leucemia altri due ex militari italiani

Uranio impoverito, morti di leucemia altri due ex militari italiani

Il Secolo XIX del 5 gennaio 2010

«Sono almeno 216 i militari italiani morti per possibile contaminazione da uranio impoverito». Lo sostiene l`Associazione Vittime Uranio che ieri a Lecce ha denunciato due nuovi casi di morte e quattro di malattia e reso pubblico in una conferenza stampa un documento ufficiale della Sanità militare, agli atti dell`ultima commissione parlamentare di inchiesta. «Si tratta tuttavia - ha spiegato Francesco Palese, portavoce dell`associazione - di un bilancio incompleto. Il documento della Sanità militare (che elenca 171 morti e 2.500 malati) registra infatti l`ultimo decesso nel 2006 e non comprende i reduci da molte missioni, dai poligoni e tutti coloro che al momento della morte non erano più in servizio». «Integrando questo documento con i dati in possesso dell`associazione - ha detto Palese - arriviamo a contare 216 morti, ma è un dato ancora parziale». Palese ha sottolineato che sulla questione, lo scorso 22 dicembre, il deputato radicale Maurizio Turco ha presentato un`interrogazione al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, perché venga fatta chiarezza sulle vere dimensioni del fenomeno. Nel corso della conferenza stampa, cui hanno partecipato anche alcuni ex militari malati, è stata chiesta l`istituzione di una nuova commissione parlamentare di inchiesta sull`uranio impoverito «per completare e ampliare il lavoro della precedente». I nuovi casi di morte segnalati riguardano: un ex paracadutista della Folgore, della provincia di Reggio Calabria, morto nell`ottobre del 2007 a 32 anni a causa di una leucemia sorta dopo le missioni in Somalia e in Bosnia e un militare della provincia di Taranto morto sempre di leucemia alcuni anni fa. I casi di malattia riguardano un ex militare della provincia di Varese al quale è stato diagnosticato un linfoma dopo una missione nel poligono a mare di Capo San Lorenzo, in Sardegna; un militare della provincia di Taranto, reduce da diverse missioni all`estero e ora malato di linfoma; due ex militari della provincia di Lecce, anche loro malati di cancro, il primo dopo una missione in Bosnia, il secondo dopo il servizio di leva nel poligono salentino di Torre Veneri. Ma secondo Falco Accame, presidente dell`associazione nazionale che offre assistenza ai familiari delle vittime arruolate nelle Forze Armate, potrebbero essere 3.122 – tra vittime e ammalati - gli italiani che hanno accusato patologie dopo aver avuto contatti con proiettili all`uranio impoverito o con le nano particelle derivanti dai metalli pesanti delle armi convenzionali. «Le vittime - sostiene Accame - sono in numero molto maggiore di quelle finora rese note». Secondo Accame, «occorre una nuova valutazione sia da parte di una commissione specializzata come è stata la Commissione Mandelli, ma anche da parte di una commissione politica come quella istituita al Senato, decaduta con la fine della legislatura, e non re-istituita nonostante l`esistenza di tre disegni di legge in merito».