domenica 15 novembre 2009

"Persi 150 miliardi di litri d´acqua" Tav Mugello, la Corte dei Conti calcola i danni ambientali

"Persi 150 miliardi di litri d´acqua" Tav Mugello, la Corte dei Conti calcola i danni ambientali
FRANCA SELVATICI
SABATO, 14 NOVEMBRE 2009 LA REPUBBLICA -

"Anche Ventura, Del Lungo, Fontanelli e Nardi chiamati a risponderne"

Se ci fosse stata più attenzione per l´ambiente, se fossero state imposte altre scelte progettuali, la linea ad alta velocità ferroviaria Bologna-Firenze non avrebbe devastato le risorse idriche del Mugello e dell´area di Monte Morello. E´ il motivo per cui la procura regionale presso la Corte dei conti contesta agli amministratori toscani che hanno fatto parte delle due giunte presiedute da Vannino Chiti fra il ´90 e il ´95 e il ´95 e il 2000, nonché ai componenti delle due Commissioni di valutazione dell´impatto ambientale (Via), di aver causato con le loro scelte un danno di 741 milioni di euro. Fra coloro che sono chiamati a rispondere di quelle decisioni, oltre al senatore Vannino Chiti e al presidente della Toscana Claudio Martini, all´epoca assessore, ci sono altri ex assessori fra cui l´onorevole Michele Ventura, Marialina Marcucci, Claudio Del Lungo, Paolo Fontanelli, Simone Siliani. E ci sono le ex presidenti delle Commissioni Via Costanza Pera e Maria Rosa Vittadini e, fra i numerosi componenti, l´ex presidente dell´autorità di bacino dell´Arno Raffaello Nardi.
La procura contabile, che ha incaricato la Guardia di Finanza di accertare i danni ambientali causati dai lavori eseguiti dal Consorzio Cavet (gruppo Fiat), afferma che i trafori hanno causato la dispersione, ancora in corso e irreversibile, di 150 miliardi di litri di acqua, con scomparsa di fiumi, torrenti, sorgenti e acquedotti. Un disastro dovuto alla inadeguatezza degli studi idrogeologici, più volte denunciata dai tecnici, e alle scelte progettuali approvate, sia pure con riserve e raccomandazioni, da Regione e Commissioni ministeriali. La procura contabile mette sotto accusa la decisione, avallata dalla parte pubblica, di realizzare gallerie drenanti, progettate in modo da far defluire tutta l´acqua sovrastante. Secondo l´Arpat, l´immensa perdita d´acqua dipende dalla scelta di dotare le gallerie di un rivestimento non armato spesso 90 cm, tale da sopportare senza rischio di cedimenti strutturali una colonna d´acqua non superiore a 50 metri, «mentre il tracciato delle gallerie in alcuni casi si trovava a oltre 500 metri sotto il livello della falda idrica sotterranea». In quelle condizioni, senza il drenaggio la pressione sarebbe stata tale da mettere a rischio la resistenza strutturale delle gallerie.