venerdì 15 maggio 2020

gli speculatori

Pensieri sulla Carta: gli speculatori:



Gianni
Gambarotta, Danilo Taino
Gli
Speculatori
Le
pregiudicate manovre di chi guadagna miliardi giocando contro lira, sterlina,
franco, dollaro
Sperling
& Kupfer Editori, 1993

Dal
risvolto di copertina:

A un
passo dalla nascita del mercato unico europeo, avvenuta ufficialmente il 1°
gennaio 1993, una bufera si è abbattuta sui cambi e ha rimesso bruscamente sul
tappeto le difficoltà economiche, le contraddizioni politiche, le perplessità
che avevano costellato il cammino verso il Trattato di Maastricht. In pochi
giorni, lira e sterlina sono state sospese dal sistema monetario europeo e la
peseta ha subito una pesante svalutazione quasi senza che i ministri delle
Finanze abbiano avuto modo di concordare una strategia comune in risposta a ciò
che stava avvenendo. A dare il colpo di grazia sono intervenute le
intraprendenti operazioni di un piccolo gruppo di speculatori che hanno
guadagnato miliardi giocando contro le monete e sconfiggendo clamorosamente
governi e banche centrali, che cercavano di difenderle. Per alcuni, questi sono
uomini senza scrupoli che hanno in mano armi troppo potenti, per altri, esperti
capaci di muoversi con intelligenza e coraggio. Comunque si vogliano giudicare,
risultano di fatto i protagonisti dell’azione. Ma chi sono, in realtà, gli
speculatori? Dove lavorano, come agiscono, come possono spostare quantità di
denaro tali da provocare crisi finanziarie nei paesi presi di mira? Gianni
Gambarotta e Danilo Taino indagano acutamente ogni aspetto dell’ambiente
finanziario; spiegano i complessi meccanismi che rendono possibili simili
manovre e ne affrontano le conseguenze politiche guidando il lettore nella vita
quotidiana di questa immensa sala da gioco, dove ogni giorno si scambiano
valute per una cifra che sfiora i mille miliardi di dollari.

Dalla
quarta di copertina:
« A fine
giornata, abbandonato sulla sedia davanti al suo terminale, (…), giovane capo
del dipartimento valutano della Bank of America a Londra, confessava di avere
speculato con tutte le sue energie e di avere guadagnato, per la sua banca, una
decina di milioni di sterline, più di 20 miliardi di lire. In poche ore. Le ore
più eccitanti e incredibili della storia della finanza contemporanea. Le ore
durante le quali i leoni della speculazione di Londra, New York, Milano, Francoforte,
Hong Kong e Parigi hanno smascherato la grande bugia che stava dietro lo Sme,
hanno distrutto un buon numero delle politiche economiche dei governi europei,
hanno dimostrato che in certe circostanze la speculazione dei mercati è più
forte di quelle dei governi e delle banche centrali. Le ore durante le quali si
è creato il più grande casinò mai esistito, aperto 24 ore al giorno, su scala
planetaria, telematico: molti ne sono usciti ricchi; il banco, che per tre
giorni ha scommesso contro l’evidenza, è saltato. »


lunedì 10 febbraio 2020

Il complesso sanitario-industriale

Il complesso sanitario-industriale  
di John B. MeKinlay     
Quest’articolo è stato pubblicato su « American  Medical News », dell’11 aprile   1977. 
John McKinlay insegna sociologia alla  Boston University.     

(nota: testo ocr non revisionato)

L’assistenza sanitaria   probabilmente è divenuta   ormai la più gran- de industria   degli Stati Uniti. La spesa   totale per questo settore   nel 1976 è stata di 140   miliardi di dol- lari,   ossia l’8,6% del Prodotto   lordo nazionale (PNL).   Con un costo pro- capito   di 638 dollari l’anno,   l’americano medio che   riesce a rimanere nella   forza lavoro attiva   lavora or- mai due mesi   l’anno per l’industria sanitaria.   Mentre negli ultimi   due anni il PNL è aumentato   del 18%, le spese per   l’assistenza sanitaria   so- no aumentate del 31%   — un ritmo dunque quasi   doppio. La spesa pubblica   per l’assistenza sanitaria   continua ad aumentare   (+ 15,6% durante il   1976) e ora ammonta   al 42% della spesa sanitaria   totale, mentre la spesa   privata continua a diminuire   e copre circa il 58%.   L’assistenza ospedaliera   resta la voce più rilevante   di spesa, coprendo il   40%      del totale. Le spese   per cure mediche, per   una somma di 26 miliardi, ammontano   al 20% del totale. Se continuano   i ritmi attuali — e non c’è   nessun segno di mutamento   — nel 1990, quando è previsto   che vi sarà un medico   ogni 26 persone, le spese   sanitarie supereranno   i 200 miliardi!    
Per una serie di motivi,   l’assistenza sanitaria   è divenuta un « boccone ghiotto   » per gli affari delle   istituzioni predatorie   della società americana,   finanza e industria   comprese. Alcune delle   attrattive che esercita   sono presenti anche   in altri settori dell’economia,   ma nel campo dell’assistenza   sanitaria si è creato un   aggregato particolarmente   adatto a ridurre l’incertezza   del mercato e a stabilizzare   i profitti ad un livello   accettabile. Ecco alcuni   dei motivi della eccezionale   redditività del settore   sanitario: a) Esiste   un mercato grandissimo   ed estremamente ricettivo   (tutti sono malati qualche   volta e alcuni sono   sempre malati). b) I   consumatori spesso danno   la priorità alle cure   sanitarie rispetto ad   altri beni di consumo,   e la domanda risulta   insaziabile. c) L’intervento   nel settore sanitario   facilita un controllo   strategico quasi integrale   de! pubblico dei consumatori   e d) accresce il controllo   sul- l’alta tecnologia   e sui lavoratori qualificati,   aumentando la competitività   di un’impresa, e) E’ un   settore in cui lo stato   interviene come garante   del profitto. E f) consente ad   istituzioni, minacciate   in altre sfere (come   quella dell’ambiente), di   proiettare una falsa   immagine di generosa   benevolenza. Alcune   di queste caratteristiche   appartengono da tempo   al settore sanitario,   mentre altre — ed in particolare   l’intervento attivo dello   stato — sono state incoraggiate   più di recente da quegli   interessi e quelle istituzioni   che trarranno maggiori   vantaggi dalla loro presenza.   
Alcune grandi società,   come la Johnson e Johnson,   l’American Home Products,   la Becton Dickinson   e la Bristol Myers sono   presenti da tempo nel   settore sanitario ed   hanno sperimentato grandi   successi. Ma   ultimi anni hanno visto   l’arrivo di altre società   giganti come la Grumman, la Union Carbide,   la Grey-hound, la Firestone,   l’Atlantic Richfield,   la United Aircraft,   la Champion Sparkplugs   e la 3M — società che   il pubblico in genere   non associa al settore   sanitario. Ed anche   se il loro impegno è   solo una percentuale minima   della loro attività globale, talvolta   è superiore a quello   di compagnie minori   interamente impegnate   nella produzione medicinale   e sanitaria.  
   
Nonostante la generosità   calcolata di queste   grandi istituzioni finanziarie   ed industriali, esse   rimangono soggette ad   una condizione basilare:   la ricerca del profitto   attraverso una incessante   espansione. Tutti i loro   sforzi sono organizzati,   controllati ed indirizzati   dalla eterna spinta crescente,   connaturata al sistema,   a realizzare (se non   a massimizzare) un   livello accettabile   di profitto. Soprattutto   a causa dell’inserimento   del grande capitale, questa   condizione è stata introdotta ed   ormai domina nel settore   sanitario, trasformando   radicalmente quella che   sembrava un’industria semi-artigianale   in una grande industria   transnazionale con miliardi   di dollari di investimenti.   Nell’attuale sistema l’assistenza   sanitaria risulta soggetto   alla stessa logica che   domina le attività in   qualsiasi altra industria.   Si può dire che vi siano ormai   più analogie che differenze tra   la produzione di assistenza   sanitaria e di altri   beni. Ed è ormai tempo   che gli economisti e   gli altri osservatori   abbandonino la spuria   distinzione tra produzione   di beni e di servizi   nell’ambito del nostro   sistema economico.   

Voglio riassumere a questo   punto i concetti essenziali   fin qui esposti.     

L’assistenza sanitaria   è tra i maggiori settori   di affari e vede un   intervento della spesa   pubblica a suo finanziamento.   L’assistenza sanitaria   ha delle particolari   attrattive presenti   solo in alcuni altri   settori dell’economia.   

Queste caratteristiche   hanno attirato negli   ultimi anni l’intervento   di grandi istituzioni   finanziarie ed industriali.   

Tali istituzioni hanno   piegato il settore sanitario   alla stessa « logica» (redditività   attraverso l’incessante espansione)   che hanno già imposto   in altre sfere dell’economia.     

Penso che quanto accade   oggi nel settore sanitario   sia una ripetizione di   ciò che è già accaduto   in altri   settori dell’economia;   si può dunque apprendere   molto da un’analisi storica   degli effetti dell’intervento del   grande capitale in tali   settori agli inizi del   secolo. Ovviamente   l’intervento del grande   capitale e la logica   che impone hanno ramificazioni   a tutti i livelli del   sistema sanitario. Per   esempio, è evidente che ne   risulta una subordinazione   dello stato e l’incoraggiamento   di una legislazione   di parte ‘che spesso   non corrisponde all’interesse   pubblico. I servizi umani   forniti vengono formalizzati   e sottoposti ad una   rigida logica burocratica.   Operatori sani- tari prima   indipendenti diventano l’equivalente   di lavoratori salariati qualificati   in una catena di produzione   sanitaria frammentata.   Si incoraggia il feticismo   della malattia attraverso   uno sforzo sempre più intenso   di aumentare le vendite.   In- somma, si ha una netta   separazione tra la produzione   di assistenza sanitaria   per il profitto e la   soddisfazione di bisogni   sociali liberamente espressi.  

 I limiti di spazio mi   consentono solo una breve   esemplificazione di come   la presenza del grande   capitale stia trasformando   l’assistenza sanitaria.   Consideriamo la situazione della   produzione di automobili.   In tempi più lontani,   l’automobile era un bene   relativamente semplice   che soddisfaceva il bisogno   di spostar- si liberamente   di alcune persone. Nel   corso degli anni, e   soprattutto! in risposta   alle esigenze di profitto, sono   stati introdotti nella   merce originaria una   serie di valori non necessari   (che soddisfacevano   bisogni indotti) nella   forma di rivestimenti   di vinile, pneumatici   speciali, pannelli di   noce, sedili anatomici, ecc.,   talché siamo di fronte   all’assurdo di valori   connessi più agli accessori   che alle parti necessarie. Per   il consumatore medio   è addirittura difficile   distinguere, di fronte alle   vaste campagne pubblicitarie, quali   siano gli accessori   e quali le parti necessarie   dell’automobile. Sono   stati aggiunti talmente   tanti accessori che   l’automobile di oggi   ha ben poca somiglianza   con quella di una volta.   E ovviamente, anche   se uno è in grado di distinguere   le parti necessarie e   gli accessori, non si   possono acquistare le   prime senza i secondi.   Oltretutto, sono impegnati   nella lavorazione degli   accessori più operai   di quanti servano a produrre   le parti necessarie   — il che significa che   si estrae più plus   valore dalla produzione   degli accessori.   

Mi pare che una situazione   analoga si stia creando nel campo dell’assistenza   sanitaria. Nata come   un insieme relativamente   semplice di procedure   efficaci per soddisfare dei   reali bisogni umani,   l’assistenza sanitaria   si è trasformata in una congerie   di valori non necessari, sempre   più sofisticata nella   misura in cui perde di   efficacia. Considero come   accessori inutili aggiunti   alla medicina le cure   chiaramente inefficaci,   lo spreco della biotecnologia, le   analisi non indispensabili,   la chirurgia ritualistica,   la sovrautilizzazione   degli ospedali, le visite   superflue, e così via.   Questi sprechi probabilmente   superano la parte sicuramente   efficace e necessaria   della medicina. E’ ormai   impossibile per la persona   comune distinguere tra cure   necessarie e cure superflue,   e non c’è da aspettarsi   nessuna illuminazione   da parte di coloro che sono   coinvolti interessatamente   nella loro produzione.   Ormai non si può avere   la parte relativamente semplice   eppure efficace della   medicina senza essere   obbligati ad acquistare   i suoi costosi ed inutili accessori.   E sempre più numerosi lavoratori   qualificati sono coinvolti nel   compito socialmente   distruttivo di produrre   valori aggiuntivi non necessari   per la medicina, anziché essere   impegnati nella produzione socialmente   utile di cure efficaci   ed a bassa tecnologia.   Abbiamo ormai raggiunto   il punto in cui si posso no   ricavare maggiori profitti   (plus- valore) da un lavoro   socialmente sprecato   che da un lavoro socialmente   utile nel ‘campo della   medicina.       

sabato 10 marzo 2018

Donne e molestie

Eva Cantarella su "la stampa" del 3.3.2018 dichiara: " Noi europei siamo diversi dagli americani. Dolce stil novo, donna angelicata: nella nostra storia c’è il corteggiamento, una pratica molto importante per il rapporto tra sessi. Quello che non mi piace di #Me Too è rappresentare uomini e donne come categorie diverse: gli uomini necessariamente maiali e le donne tutte angioletti. No. Un conto è l’attrice che rischia una parte altro la commessa con 7 figli che rischia il posto. Vivendo in Usa dai racconti delle mie studentesse ho imparato che non esiste il flirt. Da loro è tutto codificato. Per i primi appuntamenti usano i termini del baseball: 1st base un bacio, 2nd petting e così via. Poi c’è il «One night stand» (rapporto sessuale occasionale ndr) e per non avere problemi non chiedono neanche il nome al partner.
E ancora. Un giorno alla Nyu il preside chiese a un mio collega d’indossare occhiali da sole alla lezione perché una sua allieva sosteneva che lui la guardava. L’uomo predatore è sempre esistito e purtroppo esisterà però credo che questo clima di diffidenza e divisione non solo sia controproducente ma anche pericoloso per i rapporti tra sessi e in particolare per noi donne."