mercoledì 2 giugno 2010

Pandemia. La credibilità dell’OMS

da radicali.it
Pandemia. La credibilità dell’OMS

di Paul Benkimoun e Agathe Duparc

Il modo in cui l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha gestito la pandemia di influenza A è al centro di polemiche. Che peso ha avuto l’industria farmaceutica? E’ l’interrogativo a cui cercano di fornire risposta Paul Benkimoun e Agathe Duparc in questo articolo per “Le Monde”.

Criticata per la sua gestione della pandemia d’influenza A (H1N1), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha perso molto del suo prestigio. Uno dei suoi maggiori difetti è la tendenza di fissare degli obiettivi che non vengono raggiunti. La dichiarazione di Alma Ata del 1978 era piuttosto ambiziosa: “Uno dei principali obiettivi sociali dei governi, degli organismi internazionali e dell’intera comunità mondiale nel corso dei prossimi decenni deve essere quello di dare a tutti i popoli del mondo, entro il 2000, un livello di salute che consenta di condurre un’esistenza socialmente ed economicamente produttiva”. Ma 32 anni dopo, sono tornate molte malattie infettive che si pensava di aver debellato. Oltre a tubercolosi, AIDS, malaria e alcuni virus emergenti (Ebola), aumentano le forme resistenti alle cure di molte malattie.

Nel 1996 l’OMS ha creato una divisione per le malattie infettive e nel 2001 ha organizzato una rete mondiale di allarme e di risposta alle epidemie. Nel 2009, subito dopo la scoperta del nuovo ceppo influenzale di origine animale H1N1, molto contagioso, l’OMS non ha avuto esitazioni e nella notte tra il 23 e il 24 aprile ha attivato il sistema d’allarme. “Le prime informazioni sul Messico erano molto preoccupanti”, ricorda Dominique Legros, all’epoca responsabile della struttura di crisi dell’OMS. Abbastanza rapidamente sono arrivate informazioni più rassicuranti sulla gravità del virus, ma ormai il meccanismo era stato innescato. L’11 giugno 2009 Margaret Chan, direttore generale dell’OMS, ha annunciato che erano presenti “tutti i criteri scientifici che definiscono una pandemia influenzale”. Tuttavia lo stesso giorno Chan ha riconosciuto che a livello mondiale la mortalità era bassa, e che la pandemia sarebbe stata di una “gravità moderata”. Ma ha parlato anche di una possibile mutazione del virus e di una “considerevole” incertezza scientifica.

Il bilancio attuale dell’influenza A è di 17.798 morti, 18 miliardi di dollari spesi nel mondo e milioni di vaccini venduti, che nel 2009 hanno fruttato tra i sette e i dieci miliardi di dollari ai produttori. Alla luce di questi dati è lecito porsi qualche domanda. “La prossima volta che si lancerà l’allarme, non sarà preso sul serio”, afferma il socialista inglese Paul Flynn, relatore della Commissione d’Inchiesta sulla gestione dell’influenza del Consiglio d’Europa. “Conosceremo il vero numero dei morti di questa influenza solo tra uno o due anni, quando sarà finita”, si difende Dominique Legros. “Se avessimo fatto diversamente, gli stati ci avrebbero rimproverato per la nostra leggerezza”.

Gli errori durante la pandemia H1N1 pongono la questione del peso e dell’indipendenza degli esperti dell’OMS. Oggi la composizione del comitato di emergenza (che ha consigliato Margaret Chan) è segreta. E’ stato reso pubblico solo il nome del suo presidente, l’australiano John Mackenzie. Gli epidemiologi e gli specialisti di malattie influenzali del comitato hanno avuto un ruolo decisivo nel passaggio alla fase sei della pandemia, quando gli stati hanno confermato gli ordini d’acquisto del vaccino. Secondo il Consiglio d’Europa, questa opacità impedisce qualunque controllo democratico sull’OMS.

Anche il gruppo strategico consultivo di esperti (SAGE), che nell’OMS si occupa di vaccini e immunizzazione, è al centro delle polemiche. I suoi 15 membri, la cui identità è nota, avevano raccomandato due dosi di vaccino contro il virus H1N1, prima di cambiare idea e di prescriverne una sola nell’ottobre del 2009. Per dimostrare la loro indipendenza, tutti i membri hanno dovuto sottoscrivere delle “dichiarazioni d’interesse”, che si basano sulla fiducia, spiega Philippe Duclos, segretario esecutivo del SAGE. Ma uno dei membri, il finlandese Juhani Eskola, aveva omesso di dichiarare che il suo istituto di ricerca aveva ricevuto nove milioni di euro del gigante farmaceutico GlaxoSmithKline. Il mandato di Eskola è stato rimesso in discussione.