domenica 18 gennaio 2009

«Uccidere Gaza è un crimine contro l’umanità»

l'Unità 18.1.09
Intervista a Nawal El Saadawi
«Uccidere Gaza è un crimine contro l’umanità»
di Umberto De Giovannangeli

La scrittrice egiziana: «Il mondo deve imporre sanzioni allo Stato ebraico per il massacro. Le vittime civili non sono danni collaterali»

Sono indignata. Sconvolta. Furiosa. Hanno bombardato ospedali, scuole dell’Onu, colpito centri della Croce Rossa, ambulanze... Le loro bombe hanno ucciso centinaia di bambini, ferito e terrorizzato altre migliaia. Cosa altro deve accadere a Gaza perché il mondo cosiddetto libero, civile, democratico, si rivolti e agisca per porre fine ai crimini di guerra e contro l’umanità che Israele sta perpetrando contro una popolazione già pesantemente provata da mesi di assedio? Quale altro scempio di vite umane deve realizzarsi perché si applichino sanzioni contro uno Stato che agisce al di fuori e contro il diritto umanitario internazionale e la stessa Convenzione di Ginevra?».
L’indignazione. È il sentimento che tiene assieme le amare considerazioni di Nawal El Saadawi, l’autrice egiziana femminista più conosciuta e premiata. I suoi scritti sono tradotti in più di trenta lingue in tutto il mondo. Per le sue battaglie in difesa dei diritti delle donne e per la democrazia nel mondo araba, la scrittrice egiziana, 78 anni, compare su una lista di condannati a morte emanata da alcune organizzazioni integraliste.
«La mia idea di società - dice - è agli antipodi rispetto a quanto professato da gruppi fondamentalisti come Hamas, ma questo nulla toglie alla gravità inaudita di ciò che Israele sta facendo a Gaza. Israele sta punendo una popolazione per aver votato Hamas. Lo ha fatto prima affamandola con l’embargo e ora riducendo Gaza ad un ammasso di macerie».
Ciò che resta di Gaza. Così l’Unità ha titolato l’altro ieri la sua prima pagina, mostrando una umanità sofferente muoversi come fantasmi tra le macerie.
«Ciò che resta di Gaza. Io aggiungerei ciò che resta della coscienza di quel mondo che si vuole libero, democratico, rispettoso della dignità della persona. Ciò che resta di fronte al massacro di civili ordito da Israele a Gaza. Ciò che resta della credibilità di una comunità internazionale che non ha un sussulto di dignità imponendo a Israele la fine delle azioni criminali nella Striscia. Per molto meno in altre situazioni si sono imposte sanzioni a Stati che avevano violato la legalità internazionale. Con Israele no. Israele sembra godere di una sorta di impunità permanente. Siamo alla replica di quella odiosa politica dei due pesi e due misure che ha portato tanta acqua al mulino dei gruppi fondamentalisti nel mondo arabo. Ho perso ormai il conto delle risoluzioni Onu che Israele ha violato, senza mai, dico mai, subirne conseguenze».
Israele rivendica il suo diritto alla difesa.
«Un massacro di civili, le centinaia di bambini uccisi, e altre migliaia feriti o traumatizzati, una città ridotta a un cumulo di macerie, questo scempio di vite umane può dirsi esercizio di difesa? Il solo pensarlo è aberrante. Quei bambini uccisi, feriti, traumatizzati non sono un danno collaterale a un legittimo esercizio di difesa. Quei bambini sono l’essenza della guerra condotta da Israele a Gaza. Agendo in questo modo, peraltro, Israele accresce l’odio verso di sé nel mondo arabo, e non solo in esso. I corpi senza vita dei bambini palestinesi sono il manifesto per il reclutamento di un esercito di shahid (martiri) manovrato da personaggi, come Osama Bin Laden, che hanno sempre disprezzato la causa palestinese. L’arroganza della forza militare si ritorcerà contro Israele».
Come giudica l’atteggiamento tenuto dai leader arabi di fronte a questa drammatica crisi?
«Intriso di retorica e ambiguità. Come sempre. Ognuno gioca la sua partita sulla pelle dei palestinesi».
Il presidente eletto degli Usa, Barack Obama, ha promesso di porre la questione israelo-palestinese al primo punto della sua agenda internazionale.
«Ho fiducia in Obama. Lui parla di Muri da abbattere, di speranze da realizzare. Parta da Gaza per dimostrare che l’America ha davvero deciso di voltar pagina».